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Storia di un Cuore, la lotta contro la Dipendenza…e un Cerotto


Quando il Biofeedback diventa un Alleato Silenzioso del Recupero.

Nel difficile percorso di recupero da una dipendenza da sostanze, spesso il nemico più insidioso non è la sostanza in sé, ma ciò che la precede: lo stress. Uno stato emotivo diffuso, talvolta poco riconosciuto, che può accendere il desiderio improvviso e portare rapidamente alla ricaduta. È proprio su questo fragile equilibrio che si concentra un nuovo studio pubblicato sul  JAMA Psychiatry, condotto da ricercatori del Massachusetts General Brigham, del Brigham and Women’s Hospital e dell’Harvard University, che propone una soluzione tanto discreta quanto innovativa: un dispositivo indossabile, non farmacologico, capace di intervenire in tempo reale.

Il cuore della ricerca è un cerotto intelligente basato sul biofeedback della variabilità della frequenza cardiaca (Heart Rate Variability Biofeedback, HRVB). Un piccolo dispositivo che non somministra farmaci, ma segnali: avvisi che aiutano la persona a riconoscere il proprio stato fisiologico ed emotivo, prima che stress e craving (dall’inglese “to crave”, desiderare intensamente) prendano il sopravvento.

Il Punto Cieco del Recupero Precoce.

Uno dei tratti distintivi del recupero precoce dalla dipendenza è la scarsa consapevolezza dei propri stati emotivi”, spiega David Eddie, autore dello studio, psicologo dell’Harvard–Mass General e ricercatore presso il Recovery Research Institute del Massachusetts General Hospital. “Le persone in fase di recupero possono sperimentare molto stress, ma spesso non ne hanno una grande consapevolezza o non lo gestiscono in modo proattivo”.

Una dinamica ben nota agli specialisti: lo stress aumenta, il desiderio si intensifica, il tentativo di resistere genera ulteriore tensione. In questo circolo vizioso, la ricaduta diventa un rischio concreto. A livello fisiologico, stress e craving sono spesso associati a una ridotta variabilità della frequenza cardiaca (HRV), un indicatore chiave della capacità dell’organismo di adattarsi alle sollecitazioni.

Una HRV bassa segnala un sistema nervoso meno flessibile, più vulnerabile agli stimoli stressanti. Al contrario, esercizi di respirazione mirati possono aumentare la variabilità della frequenza cardiaca, migliorando la regolazione emotiva e il controllo cognitivo. È su questo principio che si basa l’HRVB.

Dal Laboratorio alla Vita Quotidiana.

Negli ultimi anni, i dispositivi di biofeedback si sono evoluti rapidamente. I modelli più recenti sono in grado di rilevare in tempo reale segnali fisiologici legati allo stress e di fornire indicazioni visive o uditive per guidare l’utente verso una respirazione più efficace. Studi precedenti, condotti dallo stesso Eddie, avevano già mostrato come il biofeedback potesse ridurre ansia e desiderio compulsivo nelle persone con disturbi da uso di sostanze.

Il nuovo studio, sostenuto dal National Institute on Drug Abuse e dal National Institute on Alcohol Abuse and Alcoholism, rappresenta però un passo avanti importante: è il primo a valutare in modo sistematico una tecnologia HRVB indossabile di seconda generazione nel contesto del recupero dalle dipendenze.

Uno Studio Clinico in Tempo Reale.

La ricerca ha coinvolto 115 adulti con grave disturbo da uso di sostanze, tutti nel loro primo anno di recupero: una fase notoriamente critica, in cui il rischio di ricaduta è particolarmente elevato.

I partecipanti sono stati assegnati in modo casuale a due gruppi: uno ha ricevuto un cerotto intelligente con biofeedback HRV (Lief HRVB Smart Patch) in aggiunta al trattamento abituale, l’altro ha continuato esclusivamente con il trattamento standard, che poteva includere incontri di recupero, psicoterapia o farmaci.

Per otto settimane, tutti i partecipanti hanno riportato due volte al giorno, tramite smartphone, il proprio umore, il livello di craving e l’eventuale uso di alcol o altre droghe. Una metodologia nota come valutazione ecologica momentanea, che consente di osservare i fenomeni nel loro contesto reale, giorno per giorno.

I più recenti dispositivi di biofeedback HRV sono in grado di rilevare quando le persone sono stressate o hanno voglia di qualcosa e, utilizzando l’intelligenza artificiale, inducono a effettuare una breve scarica di biofeedback”, spiega Eddie. “Questo permette alle persone di prevenire i rischi”.

Ai partecipanti che indossavano il dispositivo è stato chiesto di dedicare almeno dieci minuti al giorno a una pratica programmata e almeno cinque minuti a una pratica guidata, attivata dal sistema quando venivano rilevati segnali di stress o craving.

I Risultati che Parlano Chiaro.

I partecipanti che utilizzavano il dispositivo di biofeedback hanno mostrato una riduzione significativa dell’affettività negativa e del desiderio di alcol o droghe. Ma il risultato forse più rilevante riguarda il comportamento: avevano il 64% di probabilità in meno di fare uso di sostanze in un dato giorno rispetto al gruppo di controllo.

Dal punto di vista statistico, l’HRVB è stato associato a una riduzione significativa dei giorni di utilizzo di alcol e altre droghe, con un odds ratio di 0,36 rispetto ai controlli.

Brevemente: l’odds ratio (OR) consiste in una misura statistica che confronta la probabilità di un evento tra due gruppi.

OR > 1: L’evento è più probabile nel gruppo esposto rispetto al gruppo di controllo.

OR < 1: L’evento è meno probabile nel gruppo esposto.

OR = 1: Non c’è differenza nella probabilità dell’evento tra i due gruppi.

 Ancora più interessante è l’effetto squisitamente “meccanicistico” osservato: il trattamento ha considerevolmente indebolito il legame immediato tra craving e uso successivo di sostanze.

In altre parole, anche quando il desiderio si presentava, chi utilizzava il biofeedback aveva meno probabilità di trasformarlo in consumo.

Un Trattamento Accessibile e Complementare.

L’HRVB si è rivelato un dispositivo accessibile, a basso costo, dalle forti potenzialità e sicuramente adattabile, che può essere utilizzato nella vita quotidiana. Ma lo studio, sicuramente intrigante, sottolinea anche un aspetto cruciale: l’HRVB non sostituisce i percorsi terapeutici esistenti, ma si affianca ad essi.

I ricercatori, infatti, sono cauti nel trarre conclusioni definitive. Lo studio si è concentrato esclusivamente su persone nel primo anno di recupero e non è ancora possibile stabilire se i benefici si mantengano nel lungo periodo. Per questo motivo, gli autori sottolineano la necessità di studi più ampi e prolungati.

La Sfida: Oltre il Primo Anno.

Il primo anno di recupero è estremamente impegnativo”, afferma Eddie. “Il nostro obiettivo è trovare strumenti che non solo aiutino le persone durante il primo anno, ma che le aiutino anche a gestire lo stress per il resto della loro vita”.

In questa prospettiva, il valore del biofeedback non risiede soltanto nella riduzione delle ricadute, ma nella possibilità di restituire alle persone una competenza fondamentale: la capacità di riconoscere i segnali del proprio corpo e di intervenire prima che diventino ingestibili.

Non una soluzione miracolosa, dunque, ma un supporto continuo, silenzioso, che lavora sul confine sottile tra fisiologia ed emozione.

Un piccolo cerotto che, battito dopo battito, aiuta a interrompere il dialogo automatico tra stress e dipendenza. E forse è proprio qui la sua forza: non nel promettere di eliminare il desiderio, ma nel dare alle persone il tempo e lo spazio per non esserne travolte.

by O. D. B.

Fonti:

https://news.harvard.edu/gazette/story/2025/10/wearable-patch-reduces-cravings-for-alcohol-and-drugs/

https://jamanetwork.com/journals/jamapsychiatry/article-abstract/2839605?utm_campaign=articlePDF&utm_medium=articlePDFlink&utm_source=articlePDF&utm_content=jamapsychiatry.2025.2700

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