Gemelli? Boh, Forse
Si dice che ognuno di noi ha una doppia anima...
by D&D
…Quello che state per leggere non è il prodotto di ricerche accademiche, ma divagazioni di un passante per caso intorno alla tecnologia.
Buon anno nuovo: 2085.
Immagina di svegliarti nel 2085 e di scoprire che sul pianeta siamo diventati una folla enorme stabilizzata tra i dieci e gli undici miliardi di persone. Non proprio una cena in famiglia… Eppure, invece di continuare a crescere a ritmi folli, l’umanità ha raggiunto una sua stabilità. Ora la domanda non è “quanti siamo?”, ma “come facciamo a convivere senza schiacciarci i piedi a vicenda?”
In realtà, se ci pensi un attimo, anche oggi produciamo abbastanza cibo per tutti, solo che siamo un disastro nel distribuirlo. Nel futuro, se giochiamo bene le nostre carte, potremmo contare su agricolture verticali che trasformano i grattacieli in orti sospesi, su colture idroponiche che sembrano uscite da un film di fantascienza, e su sistemi di riciclo così avanzati da far impallidire qualsiasi casalinga disperata. Aggiungi all’equazione un’energia pulita e inesauribile, magari dalla fusione nucleare, e avrai città intelligenti che producono il necessario a pochi metri da casa, senza affamare il pianeta di risorse.
Certo, non basta crescere lattuga sulle terrazze per risolvere tutto. La chiave è evitare gli sprechi: niente più tonnellate di cibo abbandonato nei magazzini, niente più camion carichi di frutta che va in malora prima di arrivare alle nostre cucine. Nel 2080 gli algoritmi faranno i conti al posto nostro, ottimizzando trasporti, stoccaggi e consegne. Dici addio allo spettacolo triste della pattumiera che trabocca.
Nel frattempo, le città del futuro saranno ancora più popolate, ma non saranno più palestre per automobilisti stressati. Con dieci o undici miliardi di persone in giro, possedere un’auto per uno sarebbe come provare a mettere un elefante in un ascensore. Molto meglio veicoli autonomi e condivisi, piccole navette che scodinzolano per la città pronte a portarti dove vuoi, senza costringerti a cercare parcheggio per mezz’ora o a respirare più smog che aria.
Sullo sfondo c’è ancora il cambio di clima, che spinge intere popolazioni a migrare come se il pianeta fosse un tabellone del Risiko in subbuglio. Senza un po’ di lungimiranza rischiamo tensioni continue, gente in fuga da zone inabitabili e competizioni al cardiopalma per un fazzoletto di terra fertile. Ecco perché servono politiche globali un po’ più sagge: redistribuire risorse, stabilire regole sensate, ricordarci che non viviamo su un’isola deserta ma in un villaggio globale superaffollato.
E qui arriviamo al nocciolo della questione: istruzione, salute, cibo. Se la popolazione del 2085 può contare su una scuola di qualità, su cure mediche accessibili e su un pasto decente sulla tavola, allora il numero non è più un problema, ma un obiettivo raggiungibile. L’istruzione rende le persone capaci di capire i problemi e di inventare soluzioni, la salute tiene in piedi la baracca, e il cibo… beh, senza cibo non si fa molta strada. Garantisci questi tre elementi e potrai permetterti di avere dieci o undici miliardi di cervelli al lavoro, invece che dieci o undici miliardi di bocche affamate e frustrate.
Il bello è che quando la popolazione si ferma e smette di crescere a raffica, hai la possibilità di tirare il fiato. Non devi più rincorrere un traguardo che arretra di continuo. Puoi pensare a come migliorare la qualità della vita invece di inseguire solo la quantità. Puoi pianificare, innovare, cooperare. Forse, con un po’ di fortuna, vedremo i nostri nipoti vivere in un mondo dove i trasporti non sono incubi su quattro ruote, il cambiamento climatico non viene ignorato come un ospite scomodo, e il cibo non è un lusso per pochi ma un diritto per tutti.
Insomma, il 2085 non deve essere per forza il caos. Può essere l’occasione per dimostrare che, anche se siamo tantissimi, sappiamo organizzarci, condividere, rispettarci. Il pianeta non si allargherà di certo, ma noi possiamo imparare a starci dentro con intelligenza. E magari, guardandoci intorno, ci accorgeremo che vivere in tanti non è un problema, se ognuno fa la sua parte e se tutti possiamo contare sulle basi fondamentali: istruzione per capire, salute per prosperare, cibo per nutrire corpo e mente. Dopo tutto, chi l’ha detto che essere in così tanti significa per forza stare stretti e scomodi? Con un pizzico di ingegno, potrebbe persino trasformarsi in un ballo ben coreografato, invece che in una rissa per l’ultimo panino.
by D&D