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Spionaggio industriale – Italia sotto attacco

Ospite di Mario Caligiuri è Antonio Vaccaro

Antonino Vaccaro, Dal 2010 è Professore e Direttore Accademico del Center for Business in Society dello IESE Business School, Barcellona. Laureato e dottorato in Ingegneria ha precedentemente lavorato come Direttore Esecutivo del Center for Ethics and Economics dell’Università Cattolica di Lisbona e come ricercatore presso il Dipartimento di Ingegneria e Politiche Pubbliche della Carnegie Mellon University (Pittsburgh, Stati Uniti).

“Lo spionaggio industriale fondamentale nelle attività di intelligence”

Vaccaro ha esordito trattando aspetti di natura metodologica, di primaria importanza per una corretta definizione dell’intelligence, che ha un’accezione culturale, anche se spesso il fenomeno viene inquadrato a livello politico o amministrativo, tralasciando invece la parte tecnica che ne rappresenta il nocciolo.

Successivamente è stata posta l’attenzione sull’interpretazione dello spionaggio industriale: nel contesto italiano è stato sempre interpretato in chiave puramente difensiva, contrariamente ad altri Paesi europei che lo assumono come attività offensiva.

Nel caso dell’Italia, questo si spiega principalmente per due motivi: principalmente c’è un retaggio culturale sulle attività di intelligence, considerate in chiave non offensiva; in secondo luogo, l’Italia è storicamente un punto di attacco per lo spionaggio industriale, considerato il patrimonio di conoscenze, brevetti e capacità innovative.

Vaccaro ha poi fornito una definizione di spionaggio industriale, inteso come tutte quelle attività rivolte all’acquisizione e all’utilizzo di informazioni sensibili, ovvero riservate o segrete, di proprietà di un’azienda per qualunque fine che non sia l’interesse stesso dell’azienda. 

“Mediante lo spionaggio industriale – ha proseguito – si controlla il polmone finanziario di un Paese”. Da ciò emerge la sua indubbia rilevanza ai fini della sicurezza nazionale.

Ha poi precisato il ruolo principale degli stakeholder nell’ambito dello spionaggio industria lene che possono essere individuati nei competitori che hanno interesse ad acquisire informazioni sensibili su tecnologie o persone chiave di un’organizzazione; dirigenti o funzionari interni all’organizzazione stessa, in quanto autorizzati a trattare informazioni sensibili; Servizi Segreti, per la tutela degli interessi nazionali; agenzie di spionaggio private e università.

Il docente Business School si è soffermato sull’importanza del ciclo dell’intelligence, la cui tempestività è fondamentale nella gestione dell’attività: una durata maggiore del tempo previsto, infatti, ne determina il fallimento.

È stata, quindi, affrontata la delicatissima tematica dello spionaggio attraverso la Human Intelligence (HUMINT), presentando innanzitutto il modello “MICE”, che identifica gli incentivi che possono essere utilizzati per estorcere informazioni dal singolo individuo: il denaro, l’ideologia, la coercizione e l’ego.

Qualora gli incentivi non dovessero essere sufficienti, esistono delle vere e proprie tecniche, dette di “elicitazione”. Tra queste si annoverano: la simulata incredulità, l’opposizione, la somministrazione di questionari e interviste formali, la conoscenza approfondita delle situazioni, interviste e il “mirroring”, che è basato sul concetto di totale empatia.

Infine, Vaccaro si è soffermato sulla questione dello spionaggio interno, fondato sul concetto degli incentivi organizzativi. Si ripropone il modello MICE all’interno delle organizzazioni l, dove si possono utilizzare incentivi di tipo economico, nazionale ed etico per manipolare le organizzazioni medesime.

MC

https://www.treccani.it/vocabolario/spionaggio/#:~:text=industriale%2C%20la%20pratica%20illecita%20di,da%20informatori%20interni%20corrotti%2C%20allo

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