
Il 26 gennaio 1999, Sugata Mitra e il suo team hanno dato vita a un esperimento unico e rivoluzionario: hanno praticato un “buco nel muro” che separava gli uffici del NIIT (National Institute of Information Technology) da una baraccopoli vicina a Kalkaji, Nuova Delhi. Attraverso questa apertura, è stato posizionato un computer, liberamente accessibile ai bambini del quartiere. Nonostante nessuno di loro avesse mai avuto contatti precedenti con la tecnologia, i piccoli hanno imparato da soli a usare il computer, mostrando una notevole capacità di apprendimento autonomo e autodidatta. Questo esperimento ha gettato le basi per un nuovo modo di concepire l’educazione, basato sulla curiosità e sulla collaborazione spontanea.
L’esperimento ha spinto Mitra, informatico e pedagogista indiano, a formulare un’ipotesi rivoluzionaria: l’acquisizione di competenze informatiche di base da parte di qualsiasi gruppo di bambini può avvenire attraverso l’apprendimento incidentale, a patto che siano presenti tre elementi fondamentali:
- accesso a una struttura informatica adeguata;
- contenuti coinvolgenti e motivanti;
- una guida umana minima.
Il terzo punto, la “guida umana minima”, è stato realizzato in remoto attraverso la Granny Cloud, una rete di volontari chiamati affettuosamente “nonne” perché principalmente donne anziane, che offrivano supporto emotivo, incoraggiamento e guida ai bambini utilizzando strumenti di comunicazione online come Skype. Questi volontari non insegnavano in modo tradizionale, ma agivano come facilitatori, stimolando la curiosità e la motivazione attraverso domande, conversazioni e incoraggiamenti.
La Granny Cloud è stata attiva dal 2009 al 2022, estendendosi ad altre realtà. Le “nonne” si connettevano online con gruppi di bambini in diverse parti del mondo, spesso in aree rurali o povere, dove l’accesso all’istruzione formale era limitato. Il loro approccio si basava su:
- Apprendimento Basato su Domande: più che insegnare, le nonne ponevano domande, incoraggiando i bambini a esplorare, discutere e trovare risposte in modo autonomo;
- Ambiente Accogliente: l’approccio era informale e affettuoso, creando un ambiente sicuro e stimolante in cui i bambini si sentivano supportati e motivati a imparare.
Sul sito web, ancora attivo all’indirizzo https://thegrannycloud.org/become-a-granny/, è possibile trovare il seguente avviso:
“È stato [e rimane in modi diversi] un viaggio affascinante. Sebbene non recluteremo più Granny, né creeremo nuovi centri, questo sito web con le sue risorse rimarrà disponibile. Puoi trovare altro materiale su The Granny Cloud anche su altre piattaforme. Ci auguriamo che le nostre esperienze ti aiutino a dare forma alle tue!”
In seguito a questi esperimenti Sugata Mitra ha teorizzato la MIE (Minimally Invasive Education),un approccio innovativo che sfida i metodi educativi tradizionali, promuovendo l’autonomia e la collaborazione tra gli studenti. Tuttavia, come ogni metodo, ha i suoi pro e contro e richiede un contesto adatto per essere efficace.
Nel 2010 Mitra ha portato questa metodologia in una scuola primaria di Torino dimostrando che, con l’aiuto di un software, gli studenti potevano imparare l’inglese in modo efficace. Il principio alla base della MIE è che un computer collegato a Internet non solo può sostituire l’insegnante, ma può anche ottenere risultati migliori, stimolando la creatività e l’autonomia dei bambini. Questo approccio rivoluzionario ha consentito a Mitra di ricevere il premio TED (Technology Entertainment Design), del valore di un milione di dollari, da parte della Sapling Foundation, l’organizzazione no profit che promuove idee innovative a livello globale.
Nonostante il riconoscimento ricevuto, Mitra non è stato esente da critiche. Tra i limiti sollevati all’epoca:
- Accesso alla Tecnologia: la MIE richiede accesso a dispositivi tecnologici e Internet, che non sono sempre disponibili in tutte le aree del mondo.
- Contesto Culturale: alcuni critici sostengono che questo approccio potrebbe non essere efficace in tutti i contesti culturali o per tutti i tipi di apprendimento.
- Ruolo dell’Insegnante: C’è un dibattito sul ruolo dell’insegnante e su quanto la guida strutturata sia necessaria per un apprendimento efficace.
Oggi possiamo dire che molte di queste critiche si sono affievolite e il primo punto, in particolare, è diventato pressoché irrilevante grazie alla diffusione globale della tecnologia.
Attualizzare il sistema MIE all’era dell’Intelligenza Artificiale (IA) è un’idea potenzialmente rivoluzionaria. L’approccio di Sugata Mitra, basato sull’apprendimento autonomo, collaborativo e guidato dalla curiosità, può essere potenziato e adattato grazie alle capacità dell’IA. Ecco come:
Uno dei punti chiave della MIE è l’apprendimento autonomo, in cui i bambini esplorano e scoprono da soli, con un supporto esterno minimo. L’IA potrebbe agire come un facilitatore virtuale, sempre disponibile per rispondere alle domande, suggerire risorse o guidare gli studenti attraverso attività complesse: ad esempio, chatbot educativi potrebbero diventare compagni di apprendimento, stimolando la curiosità degli studenti e aiutandoli a trovare risposte in modo indipendente. In pratica, l’IA potrebbe sostituire o integrare il ruolo del facilitatore umano, offrendo un supporto immediato e personalizzato.
Ma non è tutto. L’IA potrebbe anche trasformare gli ambienti di apprendimento, creando SOLE (Self-Organized Learning Environments) digitali. Immaginaniamo piattaforme online dove i bambini lavorano in gruppo, esplorano argomenti e risolvono problemi, con l’IA che modera le discussioni, suggerisce risorse e adatta il livello di difficoltà in base alle capacità del gruppo. Questi strumenti potrebbero rendere l’apprendimento più collaborativo e dinamico, mantenendo vivo lo spirito di scoperta che è alla base della MIE.
Uno degli aspetti più interessanti dell’IA è la sua capacità di personalizzare l’apprendimento anche in presenza di disabilità. Grazie all’analisi dei dati l’Intelligenza Artificiale potrebbe monitorare i progressi di ogni studente, identificare le aree di difficoltà e proporre attività mirate per colmare le lacune. Piattaforme come Khan Academy o Duolingo (per le lingue) già fanno qualcosa di simile, ma pensiamo al potenziale di questo approccio applicato su larga scala, in contesti svantaggiati o remoti. L’IA potrebbe portare l’istruzione di qualità anche dove mancano insegnanti o risorse, superando barriere geografiche e linguistiche grazie a strumenti di traduzione automatica e assistenti vocali. Allo stesso modo potrebbe supportare lo studio individuale dei ragazzi che frequentano regolarmente la scuola in zone non svantaggiate.
E poi c’è il tema della motivazione. Sappiamo che i bambini imparano meglio quando sono coinvolti e divertiti. L’IA potrebbe rendere l’apprendimento più accattivante attraverso la gamification, creando giochi educativi personalizzati che si adattano agli interessi e al livello di ogni studente. Inoltre, potrebbe fornire un feedback immediato, incoraggiando i bambini a continuare a esplorare e a non arrendersi di fronte alle difficoltà.
Un altro aspetto affascinante è l’applicazione dell’IA in progetti come la Granny Cloud, integrando il supporto umano e quello tecnologico per creare un ambiente di apprendimento ancora più ricco e stimolante: l’IA potrebbe analizzare le conversazioni per evidenziare aree di miglioramento e suggerire domande o attività, mentre le “nonne” supervisionerebbero, filtrandoli, i contenuti proposti dalle “macchine” prima di presentarli ai bambini.
Naturalmente, ci sono anche delle sfide importanti da considerare. Non tutti hanno accesso a dispositivi tecnologici o connessioni Internet di qualità e l’uso dell’IA solleva questioni rilevanti sulla privacy e la sicurezza dei dati. Inoltre, è fondamentale mantenere un equilibrio tra tecnologia e umanità: l’IA non dovrebbe sostituire completamente il ruolo umano ma integrarlo, preservando l’empatia e il supporto emotivo che solo le persone possono offrire.
l’intelligenza artificiale ha il potenziale per rivoluzionare il sistema MIE, rendendolo più accessibile, personalizzato e motivante. Tuttavia, il successo di questo approccio dipenderà dalla nostra capacità di bilanciare innovazione e umanità, mantenendo sempre al centro i bisogni e la curiosità dei bambini. Dopotutto, come ci ha insegnato Sugata Mitra, l’apprendimento è prima di tutto una questione di esplorazione, collaborazione e meraviglia.
Anche in Italia non mancano spinte propulsive verso l’uso di algoritmi innovativi. Mario Caligiuri, su Wired, ha dichiarato: “Abbiamo bisogno di algoritmi ad hoc per allenare l’intelligenza”.
https://www.wired.it/article/intelligenza-artificiale-algoritmi-educativi-scuola
E poi la startup italiana che ha creato “La Maestra Genia”,
una piattaforma educativa basata sull’Intelligenza Artificiale. Tuttavia, al momento, il sito web dell’app non è raggiungibile a circa un anno di distanza dal suo lancio: la pagina appare bianca e non è stato pubblicato alcun avvertimento o comunicazione ufficiale. Vita breve per questo progetto?