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Macaia
In una scena musicale italiana spesso imbrigliata in generi ripetitivi, emergono voci che scelgono la strada della sperimentazione e della ricerca. Tra queste, una delle più interessanti è senza dubbio Gaia Banfi, cantante, cantautrice, musicista e produttrice italiana, nata il 7 gennaio 1998.
Con il suo album d’esordio, “La maccaia”, si posiziona come una delle artiste più promettenti di questo 2025. Un disco che è un ponte tra la canzone d’autore e le sonorità elettroniche, un viaggio intimo e profondo che affonda le radici nella memoria e nell’innocenza.
Figlia d’arte – suo padre è Giuseppe “Baffo” Banfi, tastierista del gruppo prog Biglietto per l’Inferno (1974) e poi collaboratore di Klaus Schulze – Gaia non solo eredita una passione, ma anche un approccio alla musica libero e audace. “Mio padre mi ha permesso di conoscere tanta musica,” racconta, “e mi ha insegnato ad ascoltare in maniera attenta. Il suo lavoro nel prog e nell’elettronica mi ha trasmesso una libertà che al conservatorio non ti insegnano”. Questa libertà si manifesta in un suono che sfugge a facili etichette, mescolando tessiture ambient, velature post-rock e accenni di world music, pur mantenendo una chiara identità .
La maccaia, il titolo che evoca un fenomeno meteorologico tipico della Liguria – una nebbia umida e densa che avvolge la costa quando soffia lo scirocco – è la chiave per comprendere l’intero progetto. Pur essendo nata a Milano e residente a Bologna, Gaia ha scelto Genova come sfondo per le sue esplorazioni sonore. È una città di ricordi, dove il fumo delle acciaierie di Cornigliano (come si vede nel video di “Seia”) e le passeggiate sul Lungomare si trasformano in paesaggi dell’anima. “Genova era la mia seconda casa,” racconta l’artista, “l’atmosfera che mi circondava quando iniziavo a fare i miei primi pensieri sul futuro, divenendo consapevole dei miei desideri”.
Mescolando la canzone d’autore con l’elettronica, l’album è un viaggio intimo e profondo, che attinge a piene mani dal passato e si proietta verso una sperimentazione audace e consapevole. Questa libertà si manifesta in un suono eclettico che sfugge alle definizioni. Le sette tracce dell’album sono un tessuto sonoro ricco di sfumature: si passa da delicate melodie acustiche a synth più intensi e convulsivi (“Seia”), da inflessioni world a tessiture ambient. Il tutto si fonde in un sound coeso, che dimostra una profonda conoscenza tecnica (grazie agli studi di jazz al conservatorio) e una forte propensione all’improvvisazione.
“La maccaia” si inserisce in un filone in forte crescita nella musica italiana, quello della sperimentazione pop che vede protagonisti artisti come Daniela Pes e Iosonouncane. La musica di Gaia Banfi condivide con loro la voglia di espandere i confini rigidi della canzone, utilizzando testi che non si limitano all’italiano, ma che includono parti in spagnolo e inglese, come nel caso del brano “Amar”. L’artista sottolinea che l’uso di diverse lingue è un modo per esplorare “come la voce può sfociare in diversi tipi di sonorità ”.
L’album è un omaggio alla memoria e all’innocenza perduta. Non si tratta di esperienze specifiche, ma di un racconto emotivo di eventi passati. “Mi è piaciuto raccontare alcuni eventi in modo emotivo, tirando fuori l’aspetto nostalgico e malinconico nel ripescare ricordi personali,” spiega Gaia. Il desiderio di rivivere il mondo con gli occhi “ancora puri” dei bambini, che l’artista insegna, dà al disco un tocco di autenticità e una profondità inusuale per un esordio.
Gaia Banfi ha prodotto, suonato e composto l’intero album, sebbene con il prezioso supporto di Aka5ha per il mix e il master. Un lavoro che non solo testimonia il suo talento, ma anche la sua dedizione a diventare il più possibile indipendente nella produzione. “La bellezza,” conclude l’artista, “sta anche nel percorso che scegli mentre fai queste cose… Se fai ricerca musicale di questo tipo, non ti fermi mai”. E ascoltando “La maccaia”, si ha la certezza che il percorso di Gaia è appena iniziato.
Tracklist
Piazza Centrale
Il lungoriva di Genova
Amar
7
Congelati
Seia
by Manuela Buccioli