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CONVINZIONE – risvolti introspettivi

CONVINZIONE

„ La mappa non è il territorio”. Alfred Korzybski.

Ognuno ha un bagaglio di convinzioni con cui interpreta il mondo, le cose che gli capitano, le persone con cui si relaziona e se stesso. Rispondono al solito meccanismo del cervello di risparmio energetico: in base alle esperienze che ho avuto, schematizzo e costruisco un’autostrada di comportamenti. Dopodiché è fatta, vado in autostrada che è più veloce, non mi addentro in stradine inesplorate che non si sa dove mi portano.  

Ma il punto qual è? Il punto è che le mie convinzioni sono delle rappresentazioni mentali, non sono la Verità, e corrispondono solo in parte alla realtà così com’è. Perfino le mie percezioni non fotografano la realtà fisica ma sono frutto dei recettori che ho in dotazione per cui vedo certe frequenze di luce e di suoni e non ne vedo altre. Ma non è che se non le vedo, quelle non esistono. E poi il cervello ricostruisce, interpreta. A maggior ragione questo vale per i nostri pensieri. Quello di cui sono convinta sta in buona parte nella mia testa, non è vero di per sè. Il problema è che penso che, per il fatto che lo penso, sia vero. E qui si apre una spiacevolissima conseguenza. La convinzione diventa una profezia che si autoavvera, e autoavverandosi mi confermerà appunto di essere proprio vera. Se sono convinta di essere una persona incapace nella matematica, molto probabilmente la studierò malvolentieri o eviterò proprio di farlo, mi eserciterò di meno, proverò una perenne frustrazione o ansia che mi annebbierà il cervello di fronte ad un’equazione e mi confermerà la convinzione di essere una frana e quindi croce nera sulla matematica. Quando la realtà semplicemente è che non sono il genio della matematica, coltiverò altri talenti, ma con un altro approccio non sarebbe stato un incubo, avrei imparato comunque delle cose,  e soprattutto avrei contribuito a costruire un’idea di me come di una persona capace. 

Abbiamo moltissime convinzioni che non sono riconosciute come tali, sono scambiate per dati di fatto, e questo ci fa sentire sicuri e forti perchè abbiamo la nostra visione del mondo, sappiamo cosa è giusto e cos‘è sbagliato, ma anche ci inchioda a vedere il mondo dal buco della serratura.

Come se ne esce? Cominciando con piccole digressioni dall’autostrada, provando ad esempio a giocare con i punti di vista. Provando a spostare la prospettiva. Ma soprattutto mettendomi nella disposizione d’animo che le mie convinzioni, i miei giudizi, le mie credenze non sono niente più che opinioni, magari forti, radicate e con degli elementi di realtà, ma sono pur sempre e solo delle opinioni. E perché devo fare questo sforzo immane? Perché siamo molto di più di questo. Perché è svilente per la natura umana vivere in un familiare laghetto di acqua stagnante, quando posso navigare in un oceano.

S. Nardi

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