"Temo il giorno in cui la tecnologia andrà oltre la nostra umanità: il mondo sarà popolato allora da una generazione di idioti". A.Einstein
A me la cosa che spaventa è abdicare!
Rinunciare al nostro cervello. E insieme a questo, rinunciare a costruire una società adatta al nostro cervello. Forzarne i ritmi, le prestazioni, la velocità, la mole di informazioni, i tempi, il lavorare senza confini, l’essere iperconnessi sempre, la cosiddetta spirale della complessità, che richiede ad un gruppo limitato di persone, prestazioni cognitive sempre più elevate e rapide, specializzazioni, master, dottorati, e alla massa di continuare a tirare la carretta come sempre, ma più rapidamente di sempre, tirando la corda per tutti così tanto e così in larga scala, da rendere il nostro cervello inadatto al vivere in siffatto modo, tanto da avere bisogno di IA per gestire tutto questo ambaradan. Insomma, il mio cruccio di fondo sta qua: Cosa succede quando giochiamo con le leggi della natura? E cosa accade se decidessimo di usare IA non più come strumento, ma piuttosto come un Ceo ? Voglio dire..se non riusciamo a gestire la complessità che abbiamo creato, perché l’uomo è limitato e fallibile, allora meglio affidare il tutto ad IA.. oppure sono le condizioni che abbiamo creato ad essere sbagliate, ed è il mondo che abbiamo costruito, che non è adatto al nostro modo di funzionare? Non in senso di bene o male, di giusto o sbagliato. Ma in termini di adatto o non adatto.
E ancora. E cosa può succedere invece nel breve termine, quando potremo usare IA per alleggerirci di molti compiti, e per comodità rinunceremo ad azionare le nostre cellule grigie per risolvere problemi? In neuroscienze vige una legge: “use it or lose It”. Quello che del tuo cervello utilizzi, si sviluppa, ovvero crescono e si ramificano sinapsi e collegamenti. Quello che non utilizzi si perde, le sinapsi vengono potate, e se i neuroni non sono stimolati ad attivarsi, diventano sostanzialmente inerti. Insomma il cervello si costruisce giorno per giorno, a seconda di cosa ci fai. E non è così per dire, l’effetto Flynn ci mostra come a livello medio, stiamo già diventando meno intelligenti da diversi anni a questa parte.
Ma nel mio piccolo che posso fare? Direi, coltivare il mio cervello. Il che implica la fatica di andare contro corrente. Tutto ciò che è automatico avviene tendenzialmente al di sotto del livello di coscienza, con un impiego modesto dei nostri neuroni e con un considerevole risparmio energetico. Tutte le volte invece che faccio lo sforzo di andare contro corrente, o di non seguire la corrente delle mie sinapsi oramai consolidate, e apprendere una qualunque cosa nuova, attivo i neuroni, diversi a seconda del tipo di apprendimento e creo collegamenti. Più cose imparo, ma in senso lato intendo, non necessariamente dai libri; più sviluppo un pensiero razionale e critico, senza farmi andare bene le cose perché qualcuno le ha dette, ma mettendo in dubbio, ragionando, cercando di approfondire, facendo i miei collegamenti; più metto in dubbio le mie credenze e convinzioni e sono disponibile a cambiare prospettiva; più sviluppo un pensiero analogico, intuitivo che viaggia per simboli, metafore e immagini; più sviluppo consapevolezza del mio essere presente nel mondo in questo momento; più sviluppo empatia e capacità di guardarmi dentro, perché non dimentichiamoci che sono sempre i neuroni che ci permettono di essere empatici; più sarò in grado di reggere le frustrazioni e di regolare le mie emozioni; più avrò una vita ricca di relazioni, stimoli, libri, emozioni, sogni, pensieri, desideri, obiettivi, e più userò il mio cervello in modo razionale, empatico e creativo e più userò IA in modo funzionale e supportivo.
Viceversa posso sedermi davanti ad uno dei tanti film distopici e fare finta che si tratti solo di un film distopico, e continuare a vivere in modo meccanico , che tanto IA o non IA, alle potenzialità del mio cervello ho già rinunciato da un bel pezzo. Siamo di fronte ad una rivoluzione, forse non ne captiamo la portata in questo momento, perché siamo assuefatti al nostro vivere quotidiano. Risvegliamo e difendiamo la nostra umanità. Il calore, l’accoglienza, l’intelligenza, la lentezza dei cicli naturali, l’amore, la speranza, la bellezza, la fratellanza. Siamo uomini, non scarpe.