
Ospite di Mario Caligiuri è
Lucio Caracciolo, redattore di Nuova Generazione dal 1973 al 1975, cronista politico e poi capo della redazione politica a La Repubblica dal 1976 al 1983, caporedattore di MicroMega dal 1986 al 1995, scrive anche di politica estera per L’Espresso e ha pubblicato anche diversi saggi. Dirige la rivista geopolitica Limes (da lui fondata nel 1993) e la Eurasian Review of Geopolitics Heartland ed è membro del comitato scientifico della Fondazione Italia USA.

“Se le cose cambiano in America, sono destinate poi a cambiare nel resto del mondo”.
Questo è il cuore della riflessione di Lucio Caracciolo, che analizza come la crisi interna americana e l’ascesa di potenze come Cina e Russia stiano ridisegnando gli equilibri globali. Citando Samuel P. Huntington e il suo libro“Who Are We? The Challenges to American National Identity”, Caracciolo evidenzia come gli Stati Uniti stiano perdendo la capacità di mantenere un’armonia tra le diverse “razze”, un concetto che, nella cultura americana, non ha una connotazione negativa ma è parte costitutiva dell’identità nazionale. Il declino demografico dei bianchi, che entro metà secolo diventeranno minoranza in tutti gli Stati dell’Unione, sta generando una profonda crisi identitaria. Questo cambiamento sociale radicale alimenta sfiducia verso le istituzioni, come il Congresso e i media, e favorisce la polarizzazione politica, aprendo la strada a leader populisti come Donald Trump, che si pongono come difensori del “senso comune” contro la cosiddetta cultura woke, percepita come eccessivamente protettiva verso le minoranze.
Questa crisi interna rende gli Stati Uniti più fragili sulla scena internazionale, dove la loro egemonia è messa in discussione da Cina e Russia, due potenze che non affrontano problemi identitari simili. La Cina, con il suo “China Dream”, punta a diventare la potenza egemone in Asia, trasformandosi in una potenza marittima e rivendicando Taiwan. La Russia, invece, resiste alle sanzioni grazie alla sua indipendenza energetica e alimentare e punta a consolidare il suo controllo sull’Artico, una regione chiave per il futuro geopolitico. Se Mosca non riuscirà a imporsi come potenza artica, rischia di perdere terreno rispetto a Stati Uniti e Cina. Tuttavia, il vero rivale della Russia in questa partita è proprio la Cina, che sta estendendo la sua influenza in Siberia attraverso l’emigrazione. L’apertura della rotta artica potrebbe generare tensioni nello stretto di Bering e marginalizzare i paesi mediterranei, con ripercussioni negative per l’Italia.
Le strategie degli Stati Uniti per mantenere il primato
Per contrastare l’ascesa di Cina e Russia, gli Stati Uniti stanno adottando diverse strategie. Innanzitutto, puntano a un’espansione continentale verso Panama, Canada e Groenlandia, territori già fortemente influenzati dalla presenza militare americana, come dimostra la base di Thule e i tunnel sotterranei per lo stoccaggio di armi atomiche. In secondo luogo, gli Stati Uniti stanno cercando di contenere l’Eurasia attraverso un dispiegamento massiccio della Marina lungo i confini dei paesi euro-asiatici, con l’obiettivo di impedire alleanze tra potenze ricche di risorse naturali, come Russia e Cina, e paesi tecnologicamente avanzati, come la Germania. Infine, gli Stati Uniti possono contare su alleanze strategiche come la NATO e i “Five Eyes”, che rafforzano la collaborazione tra i paesi dell’Anglosfera in settori chiave come l’intelligence e la difesa.
Elon Musk: tra sogno cosmico e integrazione tra pubblico e privato
Elon Musk incarna due aspetti fondamentali della politica americana: da un lato, rappresenta il sogno cosmico degli Stati Uniti, che mirano a diventare la prima potenza spaziale attraverso il predominio sui satelliti, la colonizzazione di altri pianeti e la futura militarizzazione dello spazio; dall’altro, personifica l’integrazione tra Big Tech e Stato, un rapporto sempre più stretto che potrebbe essere una risposta strutturale alla sfida lanciata dai regimi autoritari, in particolare dalla Cina, dove politica ed economia sono strettamente intrecciate.
Quale ruolo per l’Italia nel mondo che cambia?
Secondo Caracciolo, l’Italia deve aumentare la sua influenza nell’area MENA (Medio Oriente e Nord Africa), posizionandosi come garante della sicurezza in una regione caratterizzata da alta instabilità politica e sociale. Le maggiori minacce future per il nostro Paese potrebbero provenire dal sud e dal sud-est, a causa delle tensioni nel continente africano e nel Levante. Inoltre, Caracciolo sottolinea l’importanza strategica del porto di Trieste, un hub cruciale dal punto di vista economico, commerciale ed energetico, che potrebbe giocare un ruolo chiave nel contesto geopolitico in evoluzione.