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Il Vaticano e l’intelligence

Mario Caligiuri - lezioni di intelligence
Mario Caligiuri – lezioni di intelligence

“Chiesa, Occidente e Intelligence: un intreccio storico e strategico senza confini.

Mario Caligiuri inaugura la XIV edizione del master in intelligence dialogando con i suoi ospiti su intelligence e Vaticano.

Il confine tra la storia della Chiesa, quella dell’Occidente, e il mondo dell’intelligence si fa sempre più labile, sollevando interrogativi cruciali su cosa si possa oggi considerare attività di intelligence. Nel contesto odierno, caratterizzato da una società della conoscenza in continua evoluzione, il Vaticano emerge come un soggetto chiave in grado di influenzare la diplomazia globale, la geopolitica e la sicurezza internazionale.
Nel corso di un recente convegno che ha riunito esperti, storici e ricercatori, sono emerse riflessioni illuminanti sull’interazione tra la Chiesa cattolica e le principali agenzie di intelligence globali, attraverso episodi e personaggi che hanno segnato la storia contemporanea.”

La Santa Sede: un crocevia strategico
Mario Caligiuri ha evidenziato il vantaggio competitivo dell’Italia come sede del Vaticano, sottolineando l’impatto globale di eventi come il Giubileo, dove il confine tra turismo e fede diventa sempre più sfumato. In un’epoca di dissoluzione della sfera pubblica, l’ecumenismo della Chiesa emerge come una necessità per affrontare le sfide di un mondo diviso da guerre e crescenti disuguaglianze. Caligiuri ha anche fatto riferimento alla visione di Benedetto XVI, richiamando lo storico inglese Toynbee, che ha sottolineato il ruolo delle “minoranze creative” nel guidare la civiltà verso una nuova fase.
Questa prospettiva è in linea con il pensiero della filosofa francese Chantal Delsol, che esorta i cristiani a essere “agenti segreti di Dio” in una società in cui stanno gradualmente diventando una minoranza.


L’intelligence come strumento della diplomazia religiosa
Il ruolo della Chiesa nel panorama dell’intelligence globale è stato esplorato attraverso varie presentazioni. Giacomo Pacini ha tracciato le attività di Felix Morlion, un domenicano che, in collaborazione con i servizi americani, ha svolto delicate missioni per il Vaticano, come durante la crisi missilistica cubana. Gianluca Falanga ha illustrato le operazioni della STASI in Vaticano tra gli anni ’60 e ’80, mostrando come l’intelligence della Germania dell’Est cercasse di monitorare e contenere l’influenza della Chiesa cattolica.
Valeria Moroni ha approfondito il rapporto ambivalente tra Vaticano e CIA, evidenziando come, nonostante la stretta collaborazione durante la lotta al comunismo in Italia, i rapporti in America Latina fossero più controversi. Giovanni Fasanella, d’altro canto, ha ricostruito il rapporto tra Londra e Vaticano nel XX secolo, svelando complotti che vanno dalle trattative segrete con Mussolini ai compromessi con il PCI attraverso documenti britannici declassificati.

Il ruolo diplomatico dei vescovi italiani nel Novecento: una forma di “Intelligence Ecclesiastica”
L’intervento di Paolo Gheda, docente presso l’Università della Valle d’Aosta, ha fatto luce sul ruolo cruciale dei vescovi italiani nel panorama diplomatico del Novecento, evidenziando come la loro influenza abbia permeato momenti decisivi della storia nazionale e internazionale. Dalla convivenza con il regime fascista all’affrontare le sfide della seconda guerra mondiale, fino alla navigazione del complesso equilibrio imposto dalla guerra fredda e dal pontificato di Papa Giovanni Paolo II, l’azione dell’episcopato si è rivelata un fattore determinante in importanti svolte storiche.
Gheda ha sottolineato che questa attività non è passata inosservata alle grandi potenze. In molti casi, le agenzie di intelligence internazionali hanno rivolto la loro attenzione ai vescovi italiani, riconoscendone la capacità di orientare l’opinione pubblica e di influenzare direttamente o indirettamente le dinamiche politiche interne e globali. Secondo lo studioso, questo interesse dimostra la rilevanza strategica della Chiesa italiana come entità diplomatica capace di operare all’interno di un delicato intreccio tra fede e politica.

La Chiesa maestra nell’arte dell’intelligence
Virgilio Ilari, Presidente della Società Italiana di Storia Militare, ha sottolineato l’esperienza millenaria della Chiesa nel raccogliere e analizzare informazioni. La capacità di “leggere” fonti e contesti, sviluppata dalla tradizione cattolica, ha reso il Vaticano un interlocutore indispensabile anche durante la Guerra Fredda. Tuttavia, oggi la sua azione è spesso ostacolata da pregiudizi secolari e ideologie dominanti.
Domenico Giani, ex comandante della Gendarmeria vaticana, ha illustrato il ruolo cruciale della sicurezza vaticana nel proteggere non solo il Papa, ma anche l’integrità delle informazioni in un’epoca di crescenti minacce globali.

Una relazione complessa e multilivello
Maria Antonietta Calabrò, attingendo dal suo recente libro “Il trono e l’Altare”, ha approfondito le dinamiche di potere all’interno del Vaticano durante i pontificati di Benedetto XVI e Francesco, delineando le tensioni che influenzano le politiche della Santa Sede. Roberto Regoli ha poi introdotto il concetto di “intelligence ecclesiastica”, riferendosi alle pratiche di difesa e adattamento del Vaticano durante il XIX secolo, quando era al centro dell’attenzione delle potenze europee.
L’ambasciatore Sergio Vento ha concluso la conferenza con un’analisi delle relazioni tra la diplomazia vaticana e le agenzie di intelligence globali, rivelando dettagli inediti che confermano l’importanza cruciale della Santa Sede come polo mondiale per la politica e la sicurezza.
In un mondo segnato da disuguaglianze, conflitti e rapide trasformazioni, il Vaticano continua a svolgere un ruolo chiave nella mediazione diplomatica e nell’interpretazione dei fenomeni globali. La sua storia millenaria e la sua adattabilità confermano che la Chiesa, nonostante le crescenti sfide, rimane indispensabile sulla scena internazionale.

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