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Dark Data Broker e Intelligenza Artificiale: una sinergia pericolosa

roosteram Italo RED Italo

Con l’ascesa delle intelligenze artificiali (IA) il panorama digitale si è trasformato profondamente e con esso il ruolo dei data broker. Questi intermediari dell’informazione, che per anni hanno operato raccogliendo e vendendo dati personali, trovano oggi nell’IA non solo un alleato, ma anche una fonte inesauribile di guadagno.
Se da un lato le IA amplificano le opportunità per sfruttare i dati, dall’altro impongono un ripensamento delle modalità di gestione e delle implicazioni etiche legate al trattamento delle informazioni.

Dati e IA: una simbiosi inevitabile.

L’intelligenza artificiale si nutre di dati. Per addestrare i modelli di machine learning, sviluppare sistemi di raccomandazione e creare esperienze personalizzate, è necessario disporre di quantità enormi di informazioni. I data broker, in quanto fornitori di dati aggregati e profilati, giocano un ruolo centrale in questo “ecosistema”. Le loro banche dati, costruite attraverso anni di raccolta da fonti pubbliche e private, diventano risorse preziose per le aziende che sviluppano IA.

Un esempio concreto è rappresentato dal settore del marketing digitale. Grazie alle informazioni fornite dai data broker, le IA possono creare profili di consumatori estremamente dettagliati, anticipando desideri e comportamenti con un’accuratezza senza precedenti. Questo processo alimenta l’efficacia della pubblicità mirata, rendendo le campagne più redditizie per le aziende, ma sollevando interrogativi sulla privacy degli utenti.

L’evoluzione del modello di business dei data broker.

L’avvento delle IA ha spinto i data broker a rivedere i loro modelli di business. Non si tratta più solo di vendere dati grezzi, ma di fornire informazioni già elaborate e arricchite attraverso algoritmi di intelligenza artificiale. In questo nuovo contesto, i data broker assumono un ruolo più strategico, offrendo un’analisi predittiva. Informazioni non solo su ciò che gli utenti hanno fatto, ma su ciò che potrebbero fare in futuro.
Mentre prima i dati servivano per indurre all’acquisto di un bene già esistente, adesso si anticipano i desideri dei consumatori prevedendo cosa produrre.

Dati contestualizzati.

Le IA possono interpretare i dati raccolti trasformandoli in dati utilizzabili in tempo reale. Oltre ai dati, i broker iniziano a fornire soluzioni integrate, strumenti basati su IA, come chatbot personalizzati o motori di raccomandazione. Questa transizione li avvicina sempre di più al ruolo di partner tecnologico per le aziende, espandendo il loro raggio d’azione e aumentando i ricavi.

Le sfide etiche e normative.

L’intersezione tra data broker e IA non è priva di controversie. Le preoccupazioni principali riguardano la privacy e il consenso degli utenti, questioni già problematiche prima dell’avvento delle IA, ma che ora assumono una portata ancora maggiore. Le IA hanno la capacità di combinare dati provenienti da fonti diverse, scoprendo correlazioni e dettagli che potrebbero non essere immediatamente evidenti. Questo processo, noto come data arricchimento, può portare a una violazione implicita della privacy anche quando le informazioni originali sono state raccolte in modo legale. Le normative come il GDPR (General Data Protection Regulation) e regolamento IA 2024/1689(*) nell’Unione Europea il CCPA (California Consumer Privacy Act) in California cercano di regolamentare le IA e arginare questi rischi, imponendo limiti sulla raccolta e l’utilizzo dei dati personali. Tuttavia, con l’evoluzione dell’IA, le regole attuali rischiano di risultare inadeguate. Si rende necessario un quadro normativo che tenga conto della capacità delle IA di trasformare dati apparentemente innocui in informazioni altamente sensibili.

(*) Sui recenti regolamenti riguardo vi consigliamo di ascoltare il PodCast
https://italored.it/regolamentazione-intelligenza-artificiale

…e non dimentichiamo Dark Data Broker: l’industria oscura che monetizza le nostre Informazioni.
Nelle profondità più oscure di Internet, lontano dagli occhi della maggior parte delle persone, esiste un’industria che prospera sull’avidità e sull’anonimato. È il mondo dei data broker del dark web, un ambiente autonomo e quasi senza controlli, e dico quasi perché ogni tanto qualche “agente sotto copertura” riesce ad infiltrarsi.
Entrare nel dark web significa varcare una soglia verso una dimensione parallela della rete, dove forum criptati e mercati clandestini brulicano di attività. Qui i data broker agiscono come intermediari, orchestrando la compravendita di informazioni rubate. La loro specialità non è solo raccogliere i dati, ma trasformarli in pacchetti strutturati e pronti per l’uso criminale. Si tratta di un sistema ben organizzato, con regole precise e un’efficienza quasi impeccabile.
Non si parla solo di numeri di carte di credito o credenziali di accesso: ciò che viene venduto è spesso molto più personale e devastante. Un pacchetto può includere non solo un nome e un indirizzo, ma anche preferenze di consumo, cronologia di ricerca, numeri di previdenza sociale e persino cartelle cliniche e abitudini quotidiane, filmati ed immagini di vita quotidiana rubate dalle telecamere sparse lungo i percorsi urbani tra palazzi e strade. Un identikit completo, sottratto alla domotica e all’automotive, utilizzabile per furti di identità, frodi bancarie o ricatti.

Dove nasce il business del furto


Per comprendere come questi dati arrivano nel mercato nero, bisogna osservare il processo che li alimenta. Tutto inizia con violazione di sicurezza su vasta scala. I database di grandi aziende, ospedali e istituzioni pubbliche sono bersagli ideali per hacker esperti che, attraverso attacchi sofisticati, sottraggono milioni di record in una sola operazione. Ma non sono solo le grandi violazioni nel rifornire i data broker: l’ingegno delle persone, sfruttata tramite phishing o malware, gioca un ruolo cruciale.
È qui, infatti, che i data broker entrano in gioco. Raccogliendo queste informazioni disperse, le organizzano in modo che siano facilmente accessibili agli acquirenti. Il loro operato non si limita, quindi, a un ruolo passivo: alcuni broker commissionano direttamente attacchi hacker alimentando il ciclo criminale.


IA Generativa e nuovi rischi


Con lo sviluppo dell’IA generativa, come i modelli che creano testi, immagini o persino identità artificiali, i data broker possono sfruttare ulteriormente i dati per creare contenuti personalizzati. Tuttavia, questa tecnologia apre le porte a nuovi rischi, come la manipolazione dell’informazione o la creazione di identità false utilizzabili per frodi. Immaginiamo un’azienda che utilizza un modello di IA generativa alimentato dai dati di un broker per simulare interazioni umane. Se questa tecnologia venisse impiegata senza il consenso degli utenti, entreremmo in un terreno eticamente scivoloso, dove il confine tra personalizzazione e manipolazione si farebbe sempre più labile.

Chi compra e perché?


I dati, una volta raccolti, vengono messi in vendita su piattaforme che somigliano a un normale e-commerce, ma che sono accessibili solo attraverso reti anonime come Tor. Gli acquirenti sono vari: truffatori che utilizzano numeri di carte di credito per acquisti illeciti, sofisticate organizzazioni che sfruttano queste informazioni per orchestrare attacchi mirati o campagne di disinformazione.
I pagamenti avvengono quasi sempre in cripto-valute come Bitcoin, variano in base alla qualità e alla “freschezza” delle informazioni. Le credenziali di un conto bancario attivo possono valere centinaia di dollari, mentre database contenenti milioni di record sono venduti all’ingrosso, con un valore che può superare le decine di migliaia.

Breve riflessione


Tutto ciò che ci identifica come individui, che fino a ieri aveva, in lettere, numeri e immagini, una sorta di sacra correlazione col nostro bisogno di essere (o crederci tali) unici, oggi non è niente più che una merce di scambio “inversamente proporzionale”: collettivamente siamo un vero tesoro mentre singolarmente, la nostra unicità, non è altro che un pugno di “spiccioli”.

by Roosteram

Se ti sei perso il Podcast sull’argomento ascolta…

letture consigliate:

di Domenico Talia

  • L’impero dell’algoritmo
  • Big Data e la società computabile: algoritmi e persone nel mondo digitali
  • la società calcolabile ed i Big Data

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