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Kraftwerk – L’alba della musica elettronica

Vinili & Co oltre lo strato nero il sound.
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Kraftwerk – The Robots (Official Video)

Primi anni 80, sbirciavo curiosa tra i vinili che avevo in casa come fossero le pagine di un libro illustrato. Guardavo le immagini, i colori e le scritte. La copertina dell’album dei Kraftwerk, “The Man- Machine”, era di un rosso acceso impossibile da ignorare. Osservavo divertita questi quattro personaggi vestiti tutti uguali, un po’ pallidi a dire il vero e molto simili tra di loro, con una rigidità corporea tale da farmi pensare che fossero manichini! Era il periodo della robotica, dai cartoni animati come “Goldrake” e “Jeeg robot d’acciaio”, al personaggio più assurdo che ricordi da bambina, David Zed (*) il video lo trovi alla fine dell’articolo.

Il suo brano R.O.B.O.T. spopolava nei programmi televisivi e in classifica, cantava con voce metallica e movenze meccaniche…mi divertiva tantissimo e come è facile intuire, tutti cercavano di imitarlo!
Il vinile dei Kraftwerk apparteneva a mio fratello, un paio di anni più grande di me. Lo ascoltava molto spesso, io non potevo toccarlo perché era geloso delle sue cose e le teneva come fossero oracoli, non mi azzardavo a metterlo sul piatto da sola, avrei rischiato moltissimo. In ogni caso non ce n’era bisogno perché l’ascolto era così frequente da rendere quei brani, oltre che stravaganti e diversi dal solito, molto orecchiabili. Mi piacevano tutti quei suoni elettronici, quei loop sonori che entravano nella mia testa e non la lasciavano più.
I Kraftwerk, gruppo tedesco fondato a Düsseldorf nel ‘70 da Ralf Hütter e Florian Schneider entrambi polistrumentisti, sono tra i precursori della musica elettronica. La loro ricerca e sviluppo di nuove sonorità sperimentali influenzeranno e daranno vita successivamente ad altri generi musicali.
Dal ’73 al duo principale si unirono Wolfgang F. Flür , talentuoso percussionista, e Klaus Roeder chitarrista e violinista, segnando la svolta definitiva nel 1974 pubblicando “Autobahn”, disco aperto al concetto di novità, nuovi suoni, idee, atmosfere e nuovi stili. In seguito inizieranno a promuoversi anche all’estero, pubblicando parallelamente ai loro album in tedesco, edizioni in inglese.
Nel ’75 rimasti in tre dopo l’abbandono di Roeder, venne arruolato il giovane tastierista, compositore e percussionista Karl Bartos, creando così la formazione storica del gruppo.
Il cambiamento drastico della società in quegli anni non fu soltanto musicale ma anche storico. In Italia, si respirava aria di paura, l’estremizzazione politica sfociò in atti terroristici, dalla lotta armata alla violenza di piazza. Ci furono moltissimi attentati, uno tra i più terrificanti fu la strage alla stazione centrale di Bologna (85 morti e 200 feriti) nel 1980.
Nello stesso anno venne emanata la legge Cossiga, condanne sostanziali per i giudicati colpevoli di terrorismo e nell’82 fu approvata la legge n. 304, che prevedeva sconti di pena per chi avesse dato «contributi utili alla lotta contro l’eversione». Per il terrorismo fu devastante, molti iniziarono a collaborare con i giudici, rivelando i nomi delle persone coinvolte nell’organizzazione criminale, ponendo lentamente fine agli anni di piombo.
Ma io ero solo una bambina, non avevo percezione né consapevolezza di quello che accadeva di brutto nel mondo. Avevo i miei giochi e questo meraviglioso giradischi, che mi ha accompagnata per tutta l’infanzia e l’adolescenza. Non avevo soltanto l’opportunità di scegliere quello che mi interessava ma grazie ai vinili dei miei fratelli più grandi, ascoltavo di tutto, compresi i Kratfwerk.
Nella storia della musica ai Kraftwerk, si deve l’innovazione musicale, lo studio del suono, l’introduzione di nuove tecniche e la nascita del decennio artisticamente più prolifero di sempre.

Il suono elettronico contagia l’ondata della synthwave degli anni 80; sarà il rock ad appropriarsi dei suoni del quartetto di Düsseldorf.
“The Man Machine”, pubblicato nel 1978, è composto da sei tracce. Già dal brano di apertura, The Robot, si avverte il contatto con il moderno, col synth e le drum machine e i suoni elettronici. Il disco è una sorta di concept album diviso a metà fra il rapporto fantascientifico uomo/macchina (“The Robots”, “The Man Machine”, “The Model”) e quello di una possibile ma lontana urbanizzazione del futuro (“Metropolis”, “Neon Lights”). Nel 1982 le vendite dell’album raggiunsero le 100mila copie (disco d’oro) nel Regno Unito e si stima che abbia venduto milioni di copie fisiche, in quarant’anni dalla sua uscita.

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David Zed – R O B O T
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