« Dal mare eterno egli sorge, creando eserciti su ambedue le sponde, mettendo l’Uomo contro suo fratello, finché gli uomini non esistono più… ».
« Nessuno poteva comprare o vendere se non portava il marchio, cioè il nome della bestia o il numero che corrisponde al suo nome. Qui sta la sapienza.
Chi ha intelligenza, calcoli il numero della bestia, perché è un numero d'uomo;
e il suo numero è seicentosessantasei.»
Apocalisse 13,16-18
Storia di ordinarie maledizioni nel mondo del cinema
“Rosemary’s Baby”, “Poltegeist”, “Il Corvo”, “Cannibal Holocaust”, L’Esorcista” e “The Omen – Il Presagio”. Un elenco che, sicuramente, dopo una veloce ricerca sul web, potrebbe continuare con molti altri titoli: titoli di film maledetti.
In una densa nebbia fatta di cronaca e leggende, fatti e chiacchiere, dove dichiarazioni e smentite non finiscono mai di inseguirsi, nonostante il passare del tempo, questi, e molti altri titoli, sono sì profondamente legati agli occhi sbarrati e ai cuori palpitanti di terrore degli spettatori nel buio delle sale cinematografiche, ma devono la loro fama imperitura anche a ciò che accadde dietro le loro quinte.
E se è vero che nella magia svelarne i trucchi significa ucciderne l’essenza, nel cinema, spesso, è esattamente l’opposto, e un film che era destinato a esistere “solo” come forma d’arte si trasforma in leggenda.
“The Omen – Il presagio”, diretto da Richard Donner e uscito nel 1976, è diventato celebre per la sua trama inquietante ma, per una serie di avvenimenti tragici e inspiegabili che coinvolsero il cast e la troupe, è diventato qualcosa di più… .
Una catena di eventi che ha fatto meritare alla pellicola l’appellativo di “maledetta”, assegnandole così, per chi non è portato al melodramma, un posto d’onore nella lista dei film “affetti da sventure”. Ma quali furono gli episodi che hanno alimentato la leggenda della maledizione di “The Omen”?
Gregory Peck e…troppi fulmini.
L’aereo su cui viaggiava il protagonista del film, Gregory Peck, durante il suo viaggio da Los Angeles verso Londra, location del film, fu colpito da un fulmine. Un evento di per sé raro, è vero, ma niente di più. Divenne però decisamente inquietante quando, tre giorni dopo, lo stesso accadde allo sceneggiatore David Seltzer, anche lui mentre era a diretto a Londra.
E poi al produttore esecutivo Mace Neufeld: l’aereo su cui viaggiava verso Los Angeles venne colpito da un fulmine…ancora. La probabilità che un velivolo venga colpito da un fulmine è estremamente bassa: ma tre persone legate al solito film, su tre aerei differenti, nell’arco di pochi giorni, beh! Suscitò non poche preoccupazioni.
Ma le “sfortune aeree” per la produzione non finirono qui. Per una serie di imprevisti, alcune riprese programmate con Gregory Peck vennero rinviate, così il jet privato noleggiato per portare Peck e i suoi collaboratori non era più necessario. L’apparecchio, comunque, partì regolarmente con un altro programma di volo ma, poco dopo il decollo, colpì uno stormo di uccelli e si schiantò uccidendo tutti a bordo. Sebbene ciò sia già decisamente tragico, l’aereo precipitò su un’auto uccidendo tutti i passeggeri…vale a dire la moglie e i due figli del pilota dell’aereo.
La Decapitazione di John Richardson
Ma l’incidente più macabro coinvolse John Richardson, responsabile degli effetti speciali del film. Richardson, che aveva curato la famosa scena della decapitazione del fotografo nel film, fu vittima di un tragico incidente automobilistico mentre lavorava sul set di “Quell’ultimo Ponte” in Belgio. Nello scontro frontale con un’altra auto, la sua fidanzata, Liz Moore, perse la vita in modo terribile: venne decapitata da una lastra di metallo…proprio come nella scena del film che Richardson aveva creato. Quando il giovane John si riprese, e scoprì che la ragazza era morta, vide un cartello stradale con scritto “Je bent weg van Ommen 66.6 km” ovvero “Siete lontani da Ommen 66,6 km”. Ommen è una città olandese, a 138 km di distanza da Amsterdam.
Togliete un “m” al nome della città e una virgola alla distanza chilometrica e l’arcano è servito.
Le Bombe di Londra
Durante le riprese a Londra, la città era sotto il costante attacco delle bombe dell’IRA. Il produttore Mace Neufeld, già provato dall’esperienza del fulmine, per alcuni imprevisti tardò al ristorante dove aveva prenotato per la cena…evitando così un attentato dinamitardo che sventrò l’intero edificio. Il giorno successivo, l’hotel dove alloggiava il regista Richard Donner venne bombardato. All’epoca, purtroppo, scontri nelle strade e attentati erano relativamente comuni a Londra ma, col passare del tempo, la concomitanza di tali eventi e la presenza nelle vicinanze dei set o del team di produzione del film, aggiunse ulteriore linfa alla leggenda della maledizione.
Anche gli animali ci si mettono!
Il film includeva scene con animali che si rivelarono particolarmente “problematiche”. Mesi prima di partire per l’Inghilterra, furono meticolosamente addestrati alcuni esemplari di pastore tedesco ma, al momento della partenza, si scoprì che (all’epoca) era necessaria una quarantena di alcuni mesi. A questo punto la produzione dovette fare affidamento su ciò che avrebbero trovato in U.K. una volta arrivati e sperare per il meglio. “Il meglio” furono dei magnifici esemplari di rottweiler utilizzati nel film per interpretare i terrificanti Hellhounds.
Sullo schermo il risultato si rivelò spettacolare, ma a caro prezzo: in più di un’occasione, nonostante l’esperienza ed un’attenta preparazione, i cani attaccarono i loro addestratori e ferirono gravemente lo stuntman Terry Walsh.
In un’altra scena memorabile, Kathy Thorn (interpretata da Lee Remick) e il piccolo Damien (Harvey Spencer Stephens) attraversano in auto un parco safari e vengono attaccati da un branco di babbuini. La sequenza non fu di facile realizzazione, visto che i babbuini non risultavano molto collaborativi. Niente pareva smuoverli dalla loro quiete. Spruzzare feromoni sulla carrozzeria dell’auto e riempire la bauliera di frutta si rivelarono assolutamente inefficaci. Finché a qualcuno non venne la malaugurata idea di anestetizzare il capo branco e metterlo in macchina con i due attori e il cameraman. Inizialmente la cosa pareva funzionare: per liberare il loro capo, i babbuini si avventarono violentemente contro l’auto, come previsto nello script . Purtroppo l’effetto dell’anestesia durò meno del previsto e la scimmia adagiata in bauliera si svegliò troppo presto. A parte un grande spavento per i due attori, qualche ferita lieve per l’operatore e uno spavento non da poco per tutta la troupe (gli animali si erano davvero inferociti!), tutto si risolse relativamente bene…e la reazione terrorizzata di Remick e del piccolo Harvey sullo schermo risultarono assolutamente autentiche. Ma come, ormai, abbiamo imparato…non finì qui. Il giorno dopo queste riprese, un guardiano dello zoo venne ucciso e sbranato dal leone che accudiva da anni.
La Maledizione continua
Anche molti anni dopo la conclusione delle riprese, eventi inspiegabili hanno continuato a perseguitare chi era legato al film. Nel 2005, durante la realizzazione di un documentario proprio sulla maledizione di Omen – Il Presagio, due troupe televisive, su set differenti, sperimentarono identiche difficoltà tecniche con il loro materiale. Nel 2006, il remake del film, vide il fratello dell’attore Pete Postlethwaite morire inaspettatamente (pare…dopo aver ricevuto tre 6 ad una partita di poker) e oltre 500 metri di pellicola di una scena chiave andare inspiegabilmente distrutti.
Come già sottolineato all’inizio, non prendete quanto scritto sopra come “oro colato”. Dopotutto in ogni racconto, in ogni notizia, in ogni resoconto, non troverete mai la verità assoluta…e noi stiamo solo passando il tempo a “raccontare storie intorno al fuoco” giusto?
Conclusione
Con la compagnia giusta, mai rinunciare ad una “serata da brividi” al cinema e se un giorno vi proponessero di lavorare in un film horror…SCAPPATE!