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Sospese le collaborazioni accademiche Cina – USA

L’UNIVERSITÀ DEL MICHIGAN CHIUDE I LEGAMI CON L’ISTITUTO CINESE SJTU.

Di seguito il comunicato ufficiale pubblicato su “X” dallo stesso Gregory Teachout, Direttore delle comunicazioni e delle iniziative strategiche presso l’Università del Michigan:

“L’Università del Michigan ha annunciato che porrà fine alla sua partnership di lunga data con la Shanghai Jiao Tong University in Cina, ponendo fine a una collaborazione accademica durata due decenni […].

Il presidente Santa J. Ono ha confermato la decisione il 10 gennaio, in seguito a discussioni con i vertici del Congresso degli Stati Uniti e con gli stakeholder interni dell’UM.

La mossa segue un recente rapporto della Commissione speciale della Camera sulla competizione strategica tra gli Stati Uniti e il Partito comunista cinese riguardante la sicurezza nazionale, e una lettera del presidente della commissione, il deputato statunitense John Moolenaar, repubblicano del Michigan, che esprimeva le sue preoccupazioni circa la compromissione della partnership.

«Le partnership accademiche internazionali hanno arricchito profondamente la nostra offerta accademica e rafforzato l’istruzione globale dei nostri studenti, e continueremo a perseguire partnership in tutto il mondo come parte della nostra missione accademica», ha affermato Ono. «Mentre lo facciamo, dobbiamo anche dare priorità al nostro impegno per la sicurezza nazionale».

La partnership tra UM e SJTU ha coinvolto un istituto congiunto che ha collocato studenti americani e cinesi presso UM e in Cina. Fondato nel 2005, l’UM-SJTU Joint Institute si distingue tra gli istituti di istruzione internazionali per l’offerta di corsi di laurea in ingegneria accreditati dall’Accreditation Board for Engineering and Technology, con tutti i corsi tenuti in inglese e quasi tutti gli studenti che perseguono un’esperienza di istruzione internazionale.

Negli ultimi due decenni, la partnership ha facilitato numerosi scambi accademici, tra cui programmi di doppia laurea, borse di studio e opportunità di studio all’estero. Nel complesso, la SJTU ha offerto esperienze di apprendimento globali a più di 1.000 studenti universitari provenienti da U-M e altre istituzioni […]”

L’Università del Michigan (UM) ha recentemente annunciato la chiusura del suo istituto congiunto con la prestigiosa Shanghai Jiao Tong University (SJTU), interrompendo una collaborazione accademica ventennale che aveva prodotto, inoltre, ricerche di punta nei settori biomedico ed energetico. Una decisione, questa, che mette l’accento sulle crescenti tensioni geopolitiche tra Stati Uniti e Cina, segnando un enorme passo indietro nei rapporti accademici tra le due nazioni.

Timori e sospetti.

La decisione dell’UM giunge in seguito alle accuse mosse dai preoccupati membri repubblicani del comitato bipartisan della Camera dei Rappresentanti degli Stati Uniti sul Partito Comunista Cinese (PCC). In un rapporto, quanto meno ansioso, pubblicato nel settembre 2024, il comitato ha evidenziato come i finanziamenti per la ricerca negli Stati Uniti abbiano contribuito anche a progressi tecnologici cinesi in settori sensibili, come armi ipersoniche, intelligenza artificiale e semiconduttori avanzati. Tale rapporto ha segnato, così, la fine anche di altre partnership accademiche simili: come quelle gestite dal Georgia Institute of Technology (Georgia Tech) che si è ritirato da un istituto congiunto gestito per 10 anni con la Tianjin University. Per non parlare della University of California (UC): Berkeley sta rinunciando alla proprietà di un hub di ricerca lanciato nel 2014 con la Tsinghua University.

Tony Chan, matematico presso l’UC ed ex presidente della Hong Kong University of Science and Technology, afferma: “Il messaggio è molto chiaro per le università […] Non avere nulla a che fare con la Cina”.

Ma da “semplice” preoccupazione si è passati a forte inquietudine con una lettera inviata il 31 ottobre 2024 dal presidente del comitato, John Moolenaar (R–MI), al presidente dell’UM Santa Ono. Nella lettera, Moolenaar ha accusato direttamente la SJTU di essere, addirittura, un pilastro della strategia di “fusione militare-civile” del PCC e ha evidenziato presunte attività sospette legate al programma congiunto. In aggiunta, nello scritto accusatorio si fa riferimento a progetti che avrebbero migliorato le capacità di difesa della Cina, come la ricerca sul carburante per razzi e la tecnologia anticorrosione per aerei militari.

E se non bastasse…pure una pennellata di giallo.

Ma un episodio in particolare ha acceso ulteriormente i riflettori sull’istituto congiunto:

cinque studenti cinesi, ex membri del programma UM-SJTU, nell’ottobre 2024 sono stati accusati di aver fotografato veicoli militari presso la base di Camp Grayling, nel Michigan. Secondo l’F.B.I., i giovani avrebbero cercato di cancellare le immagini dopo essere stati scoperti. Questo incidente ha alimentato i timori, già “sostanziosi”, di attività potenzialmente nefaste collegate alla collaborazione accademica.

Il presidente Santa Ono, rispondendo alle forti pressioni politiche, ha dichiarato che l’università aveva già interrotto i progetti di ricerca congiunti e adottato misure per rafforzare il controllo sui visti per studenti internazionali. La decisione, sebbene dolorosa, è stata giustificata come necessaria per proteggere la sicurezza nazionale e l’integrità della ricerca accademica.

Una storia fatta di collaborazione e risultati esaltanti destinata a finire?

La SJTU è stata una delle prime università cinesi a costruire solidi legami accademici con gli Stati Uniti, avviando collaborazioni già nel 1978, quando i rapporti tra i due paesi cominciavano a normalizzarsi. Negli anni, l’istituto congiunto UM-SJTU ha formato migliaia di studenti e prodotto importanti ricerche innovative in settori strategici.

Nonostante le critiche, il professor emerito Edward Zellers dell’UM, che ha collaborato oltre un decennio con Zhongyu Hou della SJTU su un progetto per analizzare i biomarcatori del respiro, ha difeso il valore scientifico ed accademico della storica partnership e sottolineato come l’università americana abbia sempre monitorato attentamente i progetti per garantire la conformità agli standard di sicurezza richiesti. Uno Zellers, però, che ammette anche, per nulla sorpreso, che la crescente pressione geopolitica che sta portando alla fine di queste importanti cooperazioni, forse, non è solo frutto di un’isteria inconsistente.

Lo stesso presidente della SJTU, Ding Kuiling, in un forum sull’istruzione superiore alla Westlake University in Cina, nell’ottobre 2024, ha riconosciuto le difficoltà nel rinnovo dell’accordo con l’UM, ammettendo il grande valore scientifico e umano di una collaborazione così intensa, ma, al momento, impossibile da sostenere con la fiducia e la serenità necessarie, visto gli attriti ed il crescente deterioramento delle relazioni tra Stati Uniti e Cina.

Effetti di un mondo accademico diviso…

Questo “disaccoppiamento” tra le comunità scientifiche di Stati Uniti e Cina rischia di avere ripercussioni significative e, sicuramente, non solo per entrambe le nazioni. In un mondo, ormai, inesorabilmente globalizzato e fortemente dipendente dalla tecnologia, la divisione, la diffidenza e la paranoia sono “lussi” che non possiamo più permetterci.

Tony Chan, senza mezze misure, ci avverte: “Non fa bene alla scienza […] e non sembra che le cose miglioreranno tanto presto.”

…verso un futuro tra vecchi legami da rinsaldare e nuove alleanze da instaurare.

Mentre i legami con gli Stati Uniti si indeboliscono, le università cinesi si guardano attorno cercando di diversificare le loro collaborazioni internazionali. La Fudan University, ad esempio, ha lanciato iniziative come la BRICS Universities League e il Fudan-Latin America University Consortium, mirando così a rafforzare i legami con i paesi emergenti e l’America Latina:

“Stiamo rimodellando il nostro quadro di cooperazione globale”, ha detto il presidente della Fudan, Jin Li, ai partecipanti al forum di Westlake.

Tuttavia, recentemente, i governi di Stati Uniti e Cina hanno rinnovato un accordo scientifico e tecnologico (risalente a 45 anni fa) che regola le collaborazioni in settori chiave come l’energia pulita e la sorveglianza delle malattie. Questo timido segnale di distensione potrebbe rappresentare un modello per future collaborazioni accademiche…ma la strada da percorrere appare ancora incerta.

Concludendo…incrociamo le dita!

La chiusura della partnership UM-SJTU riflette il dilagante clima di sfiducia che permea le relazioni tra Stati Uniti e Cina. Misure stringenti, motivate con il mantra della sicurezza nazionale, che rischiano di minare quella collaborazione scientifica globale che, ad oggi, in ogni settore, ha permesso balzi in avanti impensabili solo fino a pochi decenni fa.

Gli Stati Uniti e la Cina, continuando a scontrarsi sul piano geopolitico, mettono la scienza e l’accademia pericolosamente al palo.

Non è in discussione l’assoluta inefficienza, in qualunque settore, della divisione delle risorse, in particolare di quelle umane e, soprattutto, in un momento storico come questo, dove la ricerca scientifica non è mai stata così veloce, dai costi così elevati e padrona incontrastata di ogni aspetto della nostra quotidianità.

Resta da vedere se quei ponti, costruiti in decenni di impegno, cooperazione e condivisione, saranno in grado di resistere agli scossoni di questi tempi così incerti e paranoici.

Felice Notte Venerabili…

By O. D. B.

Fonti:

https://www.science.org/content/article/sign-rising-tensions-university-michigan-ends-partnership-chinese-campus

https://x.com/whyyoutouzhele/status/1877967004881268790?ref_src=twsrc%5Etfw%7Ctwcamp%5Etweetembed%7Ctwterm%5E1877967004881268790%7Ctwgr%5E5af8336d896d40ec8b3926fd99178eddd9fcf045%7Ctwcon%5Es1_&ref_url=https%3A%2F%2F

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