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“Dalla” 1980 – Tutta l’anima e la poesia del genio di Lucio Dalla

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Volontariamente o no, ho sempre ascoltato tanta musica italiana. Uno dei vinili che mi piaceva moltissimo era “Dalla” di Lucio Dalla, del 1980. Dalla aveva già abbracciato elementi distintivi: gli occhiali tondi e la coppola di lanetta. Questi elementi da soli raccontano la sua storia e diventano, attraverso lo scatto magico di Renzo Chiesa, la copertina stessa dell’album. 

Lucio Dalla (1943-2012) è stato un cantautore, musicista e attore italiano, nato a Bologna. La sua carriera musicale è iniziata negli anni ’60 come clarinettista e tastierista. Dalla ha ottenuto il successo come cantante e autore negli anni ’70, diventando uno dei più noti e influenti artisti italiani.

Tra i suoi album più celebri ci sono “Anidride solforosa” (1975), “Com’è profondo il mare” (1977) e “Dalla” (1980). Il brano “Caruso” del 1986 è uno dei suoi successi internazionali più noti. Nel corso della sua carriera, Dalla ha esplorato una vasta gamma di stili musicali, dal pop al jazz, dal rock alla musica classica.

Oltre alla sua attività musicale, Dalla ha recitato in alcuni film e ha collaborato con numerosi artisti. Ha continuato a pubblicare album di successo fino alla sua morte nel 2012. La sua influenza e il suo contributo al panorama musicale italiano lo rendono una figura iconica della musica contemporanea.

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SIGLA RAI DI LUCIO DALLA E STADIO
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Lucio Dalla – Il santo patrono

Nel luglio del 1979, Lucio Dalla stava vivendo un periodo di grande successo con due album che stavano dominando le classifiche e riempiendo gli stadi. L’estate trionfale era caratterizzata dai dischi “Lucio Dalla” e il live “Banana Republic” con Francesco De Gregori. 

Poco dopo, nel 1980, Lucio Dalla pubblicò un album che segnò la chiusura di un trittico straordinario. Questo album, semplicemente intitolato “Dalla”, rappresentava qualcosa di più profondo di un normale disco. Non poteva essere analizzato solo dal punto di vista musicale, poiché fungeva da compendio, una summa massima di tutte le paure, passioni e amori che attanagliavano l’Italia di quegli anni. 

Quest’opera sembrava essere intrisa di poesia e musica, dalle sfumature della vita e della società di quel periodo. Lucio Dalla sembrava avere la capacità di catturare l’essenza delle emozioni e delle sfide dell’Italia attraverso la sua musica, creando un’opera che andava oltre il semplice ascolto, ma che rifletteva la complessità e la profondità della vita di quegli anni. Il terzo album completamente scritto da Lucio Dalla, dopo la conclusione della collaborazione con il poeta e paroliere Roberto Roversi, arriva sul mercato con grande attesa. Questo lavoro, composto da otto storie intimamente universali, si presenta come una sorta di diario musicale, capace di narrare brillantemente la vita di tutti. In questo contesto, gli umani affrontano tempeste amorose mentre misteriosi uccellacci, che affermano di essere dèi, intrattengono vivaci discussioni con l’uomo della strada. Quest’ultimo diventa l’attore principale delle canzoni, spesso vittima delle stranezze della vita ma anche custode del segreto della sopravvivenza.

L’album, registrato presso gli studi Stone Castle di Carimate, presenta una formazione di musicisti in sala che include collaboratori di lunga data, come Ricky Portera alle chitarre, Marco Nanni al basso, Giovanni Pezzoli alla batteria, Ron al pianoforte e chitarra, Aldo Banfi ai sintetizzatori e Paolo del Conte e Cecco La Notte alle chitarre acustiche. Il sound dell’album è robusto, amalgamando la ballad melodica con soluzioni rock e sfumature mediterranee. Questo è ciò che oggi riconosciamo come lo stile distintivo di Lucio Dalla, coinvolgente e incisivo, caratterizzato da un registro pop e visionario. Emergono soprattutto le chitarre, fino a quel momento non particolarmente amate da Dalla, come quella del mitico Portera, capace di creare un perfetto connubio con i fiati, a lungo cari a Dalla e gli archi magicamente arrangiati da Giampiero Reverberi.

Dal punto di vista letterario, Lucio Dalla fa una scelta audace concentrando il suo linguaggio su una miscela che abbraccia discorsi popolari, neologismi e dialoghi diretti, riuscendo a fondere frammenti di vita vissuta, elementi onirici e tensioni sociopolitiche. Sul fronte vocale, Dalla sembra più rilassato dopo aver sperimentato precedentemente vocalizzi scat ( un modo per gli artisti di esprimere la loro creatività attraverso la voce in modo libero) ed escursioni vocali disarmoniche. Adotta un tono black che attinge al funk di James Brown, un personaggio a cui sembra guardare anche per l’esplosività con cui si presenta sul palco. Questa forza, questa energia quasi sovversiva rispetto a quanto offerto dai cantautori italiani fino a quel momento, lo spinge in cima alle classifiche e nei cuori degli italiani.

L’album “Dalla” contiene otto tracce, ne citerò solo una per non dilungarmi eccessivamente ma “La sera dei miracoli” merita un’attenzione particolare per la sua bellezza e poesia. Questo brano rappresenta un omaggio del cantautore a Roma, catturando un momento fondamentale della città all’inizio degli anni ’80. Questo periodo segna la conclusione della stagione degli anni di piombo. Con l’avvento dell’Estate Romana, si avverte una svolta, con la città che abbandona il peso del passato e si prepara ad affrontare un nuovo decennio carico di aspettative e novità. La canzone offre una prospettiva poetica su questo momento di transizione, rivelando la speranza e la bellezza che emergono quando si lasciano alle spalle le difficoltà del passato.

“Dalla”, si distingue come il più complesso, incorporando tastiere e arrangiamenti più eleganti rispetto ai lavori precedenti. Completo, totalizzante e raffinato, questo album non segue la legge della novità ma si svela più profondamente ad ogni ascolto. “Dalla” mantiene una freschezza e una vitalità che sembrano renderlo in costante evoluzione, come se la scrittura stesse accadendo in tempo reale.

Prima di concludere, desidero aggiungere un aneddoto che evidenzia il noto temperamento appassionato di Lucio Dalla. “Borotalco”, uno dei film più amati di Carlo Verdone, si distingue anche per la sua partecipazione alla colonna sonora (insieme agli Stadio). Nonostante Dalla non compaia fisicamente nel film, il suo ruolo è essenziale nella trama. Nadia, interpretata da Eleonora Giorgi, è una fan appassionata di Dalla e cerca disperatamente di incontrarlo. Prima di dare il suo consenso, Lucio Dalla desidera vedere in anteprima il film. Tuttavia, quando vede i manifesti pubblicitari riportare in modo vistoso “Musiche di Lucio Dalla”, il cantautore si infuria. Una telefonata arrabbiata da parte di Dalla a Verdone sottolinea la sua delusione per il modo in cui il suo nome è stato evidenziato “Sembra più un mio film che tuo, comunque io stasera vado a Bologna e mi guardo il film. Se fa c**are tolgo il nome e ti faccio causa”. Nonostante la protesta, il film viene proiettato con successo nelle sale. Il momento critico arriva quando Dalla, dopo aver visto il film, chiama Verdone per esprimere la sua opinione. Sorprendentemente, elogia il regista e l’intero team, definendo il film un omaggio straordinario a lui stesso. Pur suggerendo che il nome avrebbe potuto essere “meno prominente”.

L’album “Dalla” è un capolavoro ricco e complesso che riflette la genialità di Lucio Dalla nel suo periodo di massimo splendore. Attraverso suoni innovativi, testi penetranti e una sottile ironia, l’artista bolognese ha offerto al pubblico un viaggio emozionale attraverso le sfaccettature dell’Italia e dell’umanità. “Dalla” non è solo un album, ma un’opera d’arte che continua a resistere alla prova del tempo, invitando gli ascoltatori a immergersi nelle profondità della sua musica e a scoprire le molteplici sfaccettature di un artista che ha saputo trasformare il quotidiano in straordinario.

Tracce: 

Balla balla ballerino – 5:49

Il parco della luna – 4:58

La sera dei miracoli – 5:17

Mambo – 5:04

Meri Luis – 4:36

Cara – 5:39

Siamo dei – 4:32

Futura – 6:07

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