“F for Fake”: Orson Welles alla Cineteca di Bologna.
Byoldtimer Prima parte
La parola oggi “magica”, inflazionata e quasi esausta, è “fake”. E “F for Fake” è il titolo di un “documentario” del 1973 a firma Orson Welles. Ad alcuni questo nome ricorderà forse qualcosa, molti, forse, non lo conoscono neppure, ad altri, infine, sarà molto noto e ci si ricorderà di almeno due delle sue più celebri realizzazioni, il radiodramma “La guerra dei mondi” (ispirato al romanzo di H. G. Wells del 1897) del 1938, presentato
come un radiogiornale che indusse milioni di americani a credere vera l’invasione dei marziani, con scene di panico e terrore di massa (ma è stata fake l’operazione di Welles o la leggenda che ne è derivata? O entrambe? Le ricostruzioni e le valutazioni variano) e il celebre film “Quarto potere” (Citizen Kane del 1941) . “F for Fake” è di molto successivo ed appartiene alle ultime opere del regista americano.
La riproposizione offerta (in originale sottotitolata in italiano) dalla Cineteca di Bologna il 19 gennaio scorso al Cinema Lumière, fa seguito al periodico ed opportuno inserimento nelle programmazioni della Cineteca di Bologna dell’ opera di Welles, al pari anche
di altri film del regista di Kenosha, Wisconsin. Come, ad esempio, è accaduto nell’ambito del festival “Il cinema ritrovato” (edizione 2021), vero fiore all’occhiello, seppur tra i tanti, di questa istituzione, giunto alla edizione n. 36. In quella occasione è stata
presentata la copia restaurata di “F for Fake” ,accompagnata da un incontro sul suo restauro.
In questa occasione abbiamo potuto usufruire, inoltre, dell’interessante e stimolante introduzione di Gianfranco Giagni e di Roberto Chiesi. Il primo ha anche presentato la sua cura di un’opera teatrale inedita di Welles: “Miracolo a Hollywood” (per i tipi dell’editore Sellerio) nonché l’opera medesima, sottolineando sia i critici rapporti di Welles con l’ambiente hollywoodiano, sia la natura di uomo di teatro di Welles stesso. Consigliamo la lettura di questo interessante e divertente piccolo libro. Adottando un approccio “documentaristico” Welles si propone con un montaggio che alterna filmati presi da
documentari e film altrui, di precedenti riprese proprie e delle riprese di Francois Reichenbach, presente anche tra i protagonisti, riservandosi il ruolo multiplo di
regista, di attore che recita se stesso, di conduttore e presentatore dell’opera e portandoci con un gioco di specchi, per le verità di un (come egli stesso si definisce) ciarlatano. Vale la pena approfondire.