Nel contesto contemporaneo, dove la tecnologia gioca un ruolo cruciale in ogni aspetto della vita quotidiana, le competenze digitali rappresentano una risorsa indispensabile per costruire un futuro solido e ricco di opportunità. Questo vale anche per chi vive una realtà complessa come quella della detenzione giovanile.
Offrire ai giovani la possibilità di acquisire competenze digitali può essere un punto di svolta per il loro reinserimento sociale e professionale. Il digitale, da minaccia percepita come fattore di esclusione, può trasformarsi in uno strumento di riscatto e speranza.
Formazione Digitale nelle Carceri
Negli ultimi anni, in diversi Paesi sono stati avviati progetti che mirano a insegnare ai giovani detenuti le competenze digitali necessarie per reinserirsi nel mondo del lavoro. Ad esempio, corsi di coding, progettazione grafica, gestione delle piattaforme web e cybersecurity sono diventati sempre più comuni negli istituti penitenziari.
Un esempio è il progetto “Prison-to-Tech” Promuovere la riabilitazione dei detenuti attraverso tecnologie innovative, evento collaterale dell’UNICRI alla 32a sessione CCPCJ. Ma anche a Napoli sono stati attivati percorsi formativi ad alto contenuto digitale rivolti ai detenuti. O ancora “Pro.Digi” in Emilia Romagna o eventi come “(PRO) Pulsioni Digitali”: comunità, formazione, lavoro” esteso a Campania, Puglia e Calabria.
Il Contesto Sociale: Giovani e Criminali
Il fenomeno della criminalità giovanile è strettamente legato a vari fattori socioeconomici, come l’emarginazione, la povertà, la mancanza di istruzione e le limitate opportunità lavorative. Molti giovani finiscono coinvolti in attività criminali perché hanno poche alternative per migliorare la propria condizione di vita. Una volta dentro il sistema carcerario, spesso la loro esistenza è segnata dalla stigmatizzazione e dalla mancanza di possibilità di reinserimento sociale e lavorativo.
Tuttavia, in un’epoca di rapida trasformazione digitale, anche i giovani possono beneficiare delle nuove opportunità offerte dal mondo digitale. Offrire loro una formazione specifica in questo ambito può rappresentare una leva per interrompere il ciclo del crimine e dell’emarginazione.
Scampia, uno dei quartieri più complessi e problematici di Napoli, è da anni associato a fenomeni di criminalità e disagio sociale. Tuttavia, sta emergendo un nuovo modello di speranza e cambiamento, basato sull’educazione e sull’uso positivo della tecnologia. Grazie all’acquisizione di competenze digitali, i giovani detenuti e coloro che vivono in contesti a rischio come questo quartiere, possono intraprendere un percorso di riscatto.
Le iniziative locali come quelle dell’associazione Resistenza di Ciro Corona e quelle di Nicola Cutugno, autore del libro “fare scuola a Scampia”, vengono raccontate nel seminario dal titolo “Intelligence e cybersicurezza, strumenti educativi e di contrasto alle mafie” presso l’Officina delle Culture “Gelsomina Verde”, a cui partecipa il presidente della Società Italiana di Intelligence Mario Caligiuri che afferma: “L’intelligence rappresenta prima di tutto uno strumento educativo per comprendere e avvicinarsi alla realtà. Appunto per questo può rendere le persone più responsabili e sensibili. Pertanto l’intelligence aiuta a capire e va diffusa in tutti gli ambiti e in tutti i territori. In tale quadro, occorre confrontarsi con la dimensione sociale ed educativa prevalente, rappresentata dai social. Pertanto, occorre conoscerne i rischi ma per sfruttarne le straordinarie opportunità di conoscenza. Non a caso, il Ministero dell’Istruzione e del Merito e l’Agenzia per la Cybersicurezza Nazionale stanno lavorando per diffondere la cultura della sicurezza informatica nelle scuole”.
Per Ciro Corona “lo scopo di questo incontro è quello di raccontare che ci sono strumenti tecnologici per combattere la depressione culturale e territoriale, anticamera della cultura mafiosa. Le nuove generazioni fanno un utilizzo errato della tecnologia e vanno educati, motivo per cui all’incontro di domani ci saranno anche giovani detenuti in affidamento presso l’associazione e attualmente inseriti in un progetto di formazione di competenze digitali e trasversali. Cultura e formazione, quindi, intese come armi di riscatto dei nostri territori”.
L’Impatto Psicologico e Sociale della Digitalizzazione
Oltre agli evidenti vantaggi economici e professionali, acquisire competenze digitali ha un impatto positivo anche a livello psicologico e sociale. Per molti giovani detenuti, la possibilità di apprendere un mestiere in un campo innovativo come quello digitale significa ritrovare fiducia in se stessi e nella propria capacità di cambiare. Questi programmi offrono una prospettiva positiva e concreta, che può contribuire a ridurre il tasso di recidiva.
La tecnologia, inoltre, facilita la connessione con il mondo esterno, rompendo l’isolamento che spesso caratterizza la vita carceraria. Attraverso le competenze acquisite, i giovani detenuti possono sentirsi parte di una comunità globale, riconnettendosi con le dinamiche della società moderna e abbattendo, almeno in parte, il senso di esclusione che la detenzione comporta
Sfide e Prospettive Future
Nonostante il successo di alcuni progetti, la strada verso un’implementazione più ampia della formazione digitale nelle carceri giovanili è ancora lunga. Le sfide principali riguardano la disponibilità di risorse, l’accesso a infrastrutture tecnologiche adeguate e la necessità di superare pregiudizi e resistenze. Tuttavia, la crescente consapevolezza dell’importanza delle competenze digitali e del loro ruolo nel reinserimento sociale fa sperare in un futuro in cui sempre più istituti di detenzione applichino questo modello.
… un futuro di speranza
L’insegnamento delle competenze digitali ai giovani detenuti non è solo un investimento sul loro futuro, ma anche un modo per migliorare la società nel suo complesso. Ogni giovane che esce dal sistema carcerario con una formazione adeguata e la possibilità di accedere a un lavoro è un giovane che non tornerà sulla strada del crimine. La tecnologia può essere un potente strumento di inclusione e riscatto, e offrire questa opportunità ai giovani detenuti significa gettare le basi per un futuro più giusto e inclusivo.
In definitiva, il potenziale delle competenze digitali va ben oltre il semplice ambito lavorativo: rappresenta un nuovo modo di concepire la giustizia, incentrato non solo sulla punizione, ma anche sulla riabilitazione e sulla speranza di una nuova vita.
R.IR