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Pensiero Positivo

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Ciao a tutti ascoltatori di ItaloRed. Siamo alla terza puntata della serie Letteratura & Skill, ossia i Podcast che descrivono come dalla lettura e dall’analisi di un brano di Narrativa si possono evincere e comprendere le principali Capacità Soft, quelle che quotidianamente mettiamo in campo, sia nella vita privata che in quella professionale. 

Con l’approccio L&S, a partire dalla lettura dei dialoghi, delle riflessioni e dei comportamenti dei personaggi di un romanzo, si possono estrapolare una serie di Capacità di cui i personaggi stessi sono in varia misura dotati. 

  • Il Romanzo è il mio libro di esordio, Immune e Impune e Altre Storie a Geometria Variabile, popolato da personaggi che nelle situazioni narrate mettono in campo un ricco e diversificato set di Soft Skill 
  • Le Capacità sono sia quelle Manageriali (tipicamente riconosciute e valutate in ambito professionale) che Meta non sempre oggetto di valutazione in ambito professionale  

Nei primi due Podcast abbiamo affrontato la Comunicazione e la Leadership. Oggi affrontiamo una MetaCapacità che tutti noi dovremmo avere perché, lo testimoniano moltissimi studi, influisce positivamente sul nostro benessere psicofisico: non solo, pare che, oltre a ridurre lo stress, ci aiuti ad aumentare l’autostima, la creatività e, soprattutto, l’umore. Avrete capito: stiamo parlando di Pensiero Positivo, una forma mentis che sicuramente conoscete e che, probabilmente, anche voi cercate di mettere in campo per superare gli ostacoli e i problemi che incontrate nella vs quotidianità.

La Capacità di pensare in modo positivo si può definire come la capacità di mantenere equilibrio e lucidità anche in presenza di eventi avversi, stressanti o imprevisti, riorganizzando in maniera positiva la propria vita privata e lavorativa.

Vi porterò adesso qualche esempio tratto dal mio romanzo:

Suo figlio lo detestava al punto di disconoscerlo come padre; per la prima volta pensava che Fabio, pieno di odio e rancore nei suoi confronti, avrebbe voluto e potuto avvelenarlo. Tuttavia, gli sembrava improbabile, come gli sembrava improbabile la tesi che molti suoi conoscenti – secondo il figlio una corte di yes men e approfittatori – lo volessero sotto terra.

Forse per minimizzare l’accaduto, Adriano disse a se stesso che Fabio, fin da piccolo, aveva sempre mostrato una forte tendenza all’esagerazione e alla drammatizzazione. Senza dubbio, tutti i corsi di teatro che suo figlio aveva seguito lo avevano influenzato al punto che, a volte, non riusciva a distinguere tra realtà e finzione. Del resto, lo stesso lavoro che si era scelto era, per sua stessa natura, la suprema e incondizionata simulazione della vita reale.

Sono le riflessioni di Adriano Valsecchi, imprenditore brianzolo ricco e reputato, protagonista del romanzo, e sopravvissuto per miracolo ad un tentato avvelenamento da arsenico. Adriano ha appena concluso un colloquio con il figlio Fabio, con cui da anni intrattiene un pessimo rapporto, anche per la dichiarata omosessualità del ragazzo. Il colloquio tra i due si trasforma presto in un acceso confronto e poi in una lite violenta, a valle della quale possiamo evincere in modo chiaro il Pensiero Positivo di Adriano. 

Adriano, anziché vedere nella furibonda reazione del figlio un elemento di ostacolo e di chiusura al miglioramento del loro rapporto, reagisce pensando alle peculiarità caratteriali di Fabio, alla sua tendenza a drammatizzare in modo eccessivo le situazioni e alla sua carriera di attore, che amplifica tale propensione individuale, facendogli perdere di vista la vita reale e l’oggettività dei vissuti. Insomma, secondo Adriano, trattasi solo di un’esagerazione nei modi e nei toni, che non pregiudica in nessun modo il rapporto padre-figlio.  

Adriano Valsecchi del resto è l’Immune e Impune del titolo del romanzo: Immune sia dall’arsenico che dal Covid-19 e Impune perché, nonostante siano sei i possibili indiziati che lo volevano morto, Adriano si sottrae bellamente ad ogni punizione. Forse, parte di questa buona sorte è dovuta al suo atteggiamento, alla sua forma mentis, alla sua capacità di vedere nelle situazioni sempre qualcosa di positivo?

Vediamo cosa ne pensa lo stesso Adriano, a colloquio con l’amico di infanzia Ugo:

A te non succede mai di pensare a quando Fabio ci ha… ti ha lasciato?»

 «Mmh… veramente no. Non mi piace ricordare i momenti dolorosi. Come diceva il grande Bukowsky, a volte non hai il tempo di accorgertene… Sei vivo. Sei morto… Siamo sottili come carta. Siamo precari a questo mondo Ugo caro, non ha senso girarsi troppo indietro, tanto vale guardare avanti, sempre con fiducia e ottimismo.»

«Già. Sei sempre stato un fautore del pensiero positivo. Forse è proprio questo che ti ha salvato negli ultimi tempi.»

Come non essere d’accordo con Valsecchi… almeno su questo? Un’altra declinazione del suo Pensiero Positivo la ritroviamo quando parla di guardare sempre avanti, con fiducia e ottimismo. Lo ripete una seconda volta in questo brano conclusivo del romanzo, citando il fiume di Coelho: 

La sua forma mentis gli suggeriva di lasciarsi alle spalle quello che era stato e che non poteva essere cambiato e di concentrarsi con tutte le sue risorse, su quanto si trovava davanti a sé, un futuro inedito, appassionante, da plasmare e vivere a suo piacimento. Adriano doveva e voleva tornare a vivere come il fiume di Coelho, senza mai tornare alla sorgente, senza mai girarsi indietro, puntando dritto lo sguardo, senza esitazioni, verso il suo radioso avvenire. Come un marinaio, doveva apprestarsi ipso facto a fare rotta verso il mare, da sempre suo complice, compagno fedele e accogliente.

 Ascoltiamo ora questo breve estratto:

Adriano si era svegliato di ottimo umore. Si guardava allo specchio con soddisfazione, pensando che, per i suoi sessantatré anni e nonostante le ultime vicissitudini, aveva ancora un aspetto piacente ed un eccellente portamento. Era dimagrito di diversi chili in clinica ma, da quando era tornato a Villa Clara, aveva recuperato quanto bastava per indossare senza problemi il suo elegante gessato, che ora gli calzava a pennello e che, viceversa, la scorsa primavera stentava ad abbottonare.

Il Valsecchi non solo pensa positivo, ma mostra una notevole autostima e selfconfidence: si guarda con soddisfazione allo specchio e si vede ancora piacente. Inoltre, realizza che anche la terribile esperienza della Terapia Intensiva per il Covid sia stata foriera di vantaggi, avendolo fatto dimagrire quanto basta per tornare ad indossare i suoi eleganti abiti sartoriali. Adriano sa reagire positivamente ad una situazione avversa e trasforma le minacce in potenziali opportunità.  

Anche Karima, la sfortunata donna tunisina di cui Adriano si innamora perdutamente, mostra una decisa capacità di pensiero positivo. In questo brano, parla con la sorella gemella Halima:

«Sono davvero contenta per te Halima. Aveva ragione Plinio: malum quidem nullum est sine aliquo bono

«Cioè? Ci mancava solo il latino…»

«Lo sto studiando, mi piace. Significa che non c’è alcun male che non abbia qualcosa di buono. Se ci pensi, tutto quello che ho passato ha avuto conseguenze positive, per entrambe: io sono pronta per iniziare la mia nuova vita da donna libera e indipendente e tu, sorellina, inizi una storia d’amore con un commissario della polizia italiana! Un gentiluomo… lui sembra esserlo in effetti.»

«Lo è Karima. Il mondo è pieno di uomini buoni, pronti ad amarti… è nella natura delle cose.»

Karima è un esempio di donna forte, determinata e pronta a lottare per sé e per il figlio: sa adattarsi velocemente agli eventi negativi e imprevisti e mantiene sempre sempre sempre il focus sull’obiettivo. Dopo aver lasciato la sua Tunisia, dopo essere stata stuprata, dopo essere stata venduta, e dopo molte altre vicende dolorose e nefaste, Karima si rialza e si rimette in gioco, modifica i suoi comportamenti e riorganizza con successo la propria vita.

C’è un’altra donna, Clara, la coprotagonista femminile del romanzo, bloccata sull’Isola di Pasqua a causa della pandemia, che riconfigura completamente la sua vita, passando dalla frenesia del fare e dell’avere alla calma del sentire e dell’essere, generando coì energie positive per sé e per chi le sta intorno

Clara non aveva dubbi: se chronos aveva avuto il sopravvento nella prima parte della sua vita, travolgendola e dandole la sensazione di non essere mai sufficiente, nella seconda parte della vita si sarebbe impegnata con tutta se stessa e magna cum latetitia, a farsi guidare da kairos, che le avrebbe consentito di attribuire un senso compiuto a ciò che le accadeva e a mantenere il controllo della sua vita, impedendo ad altro e/o altri di farlo in vece sua.

Sostituendo kairos a chronos, Clara sarebbe passata dalla quantità del fare e dell’avere, alla qualità del sentire e dell’essere: per questo, era approdata su quell’isola impenetrabile, dai ritmi lenti, dettati dalla natura.

Vivendo nel presente, ora apprezzava appieno il sentire e l’essere e questo rendeva la sua esistenza perfetta, assolutamente libera e incredibilmente fortunata

Un’esistenza perfetta, assolutamente libera e incredibilmente fortunata… Non lo trovate al 100% condivisibile, amici di ItaloRed? Se è così, non aspettiamo oltre e iniziamo ad allenarci a pensare positivo!

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