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Servizi segreti di sua maestà, influenze sulla storia d’Italia.

“Un quadro che apre nuove prospettive e stimola una revisione degli eventi storici italiani, rivelando la complessità delle dinamiche politiche e l’influenza delle potenze straniere.”

Mario Caligiuri – lezioni di intelligence

Ospite di Mario Caligiuri è Giovanni Fasanella

Giovanni Fasanella
ha lavorato al quotidiano L'Unità dal 1975 al 1987, dove negli anni di piombo si è occupato di terrorismo. 1988 inizia a lavorare per Panorama, di cui diviene quirinalista. Nel 2013 lascia il gruppo Mondadori e si dedica alla ricerca archivistica sulla storia dell'Italia dal Risorgimento alla fine Prima Repubblica. Per Rai1 ha sceneggiato il film “Il Sorteggio”, interpretato da Beppe Fiorello e Giorgio Faletti. Ed è autore di documentari sulla scoperta del petrolio in Basilicata e sul coinvolgimento dei servizi segreti inglesi nelle questioni italiane.
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Intelligence e storia d’Italia si intrecciano in un affascinante racconto che svela verità inedite. Giovanni Fasanella rivela il lato oscuro degli eventi storici italiani attraverso documenti declassificati dagli archivi britannici.

Influenza straniera e appetibilità dell’Italia come posizione strategica

Esplorando il periodo che va dalla tragedia di Piazza Fontana all’assassinio di Aldo Moro, Fasanella sottolinea che nulla accade per caso nella storia d’Italia. Per comprendere appieno gli avvenimenti del secondo dopoguerra, è necessario fare un viaggio a ritroso nel tempo, fino ai tempi del Risorgimento e alla figura di Cavour. Si scopre così che l’Italia, posizionata strategicamente al centro del Mediterraneo, è stata da sempre un obiettivo allettante per le potenze straniere.

Il Paese, cruciale per gli equilibri internazionali, è stato oggetto di azioni segrete di altre nazioni, comprese quelle alleate, che hanno cercato di esercitare il proprio controllo sulla regione mediterranea. Attraverso i documenti inglesi declassificati, si rivela che i servizi segreti britannici hanno operato in modo sistematico in Italia, addirittura sostenendo l’ascesa di Benito Mussolini. Fasanella ha menzionato la documentazione declassificata di Samuel John Gurney Hoare, politico e agente dell’intelligence britannica, donata dagli eredi all’Università di Oxford nel 2001 per essere consultata dagli studiosi.

L’intelligence operata in Italia a partire dal 1917 ha cercato di impedire il ritiro del paese dal conflitto dopo la disfatta di Caporetto, con l’obiettivo di influenzare i regimi politici in Italia e in Francia. Dopo la Prima Guerra Mondiale, a causa della posizione minoritaria dell’Italia nei trattati di pace di Parigi, le promesse territoriali per favorire la sua partecipazione alla guerra sono state rimandate. L’intelligence britannica ha svolto un ruolo significativo nel determinare e mantenere un regime politico controllato in Italia per perseguire gli interessi britannici.

Vincoli imposti all’Italia dopo la Seconda Guerra Mondiale

Dopo la Seconda Guerra Mondiale, il quadro si complica ulteriormente, con l’intervento attivo dei servizi di intelligence. Tra il 1944 e il 1947, l’Italia si trovava in una situazione poco conosciuta, con James Jesus Angleton, dell’Office of Strategic Services americana, che supervisionava il controspionaggio alleato nel Paese, creando una rete di forze segrete che definiva un vero e proprio “doppio stato”.

L’Italia, uscita dalla guerra come nazione sconfitta, era sottoposta a vincoli sia ufficiali che segreti da parte delle potenze vincitrici. L’Inghilterra considerava l’Italia come un protettorato, e Winston Churchill stesso enunciò tre vincoli che avrebbero determinato il futuro a breve e medio termine dell’Italia. Primo, l’Italia non avrebbe potuto godere di un regime democratico pieno fintanto che esistesse un partito comunista. Secondo, l’Italia non avrebbe avuto il controllo autonomo sulla propria sicurezza, dipendendo da catene di comando esterne. Terzo, l’Italia sarebbe stata privata di una politica estera autonoma, soprattutto riguardo al Mediterraneo e all’energia.

Casi emblematici: Mattei e Moro

Angleton aveva progetti per smembrare l’Italia in quattro aree di influenza controllate da Gran Bretagna, Francia, Grecia e Jugoslavia. In questo contesto, emergono due casi emblematici nella storia italiana: Enrico Mattei e Aldo Moro. Mattei, nel corso dei suoi sette anni alla presidenza dell’Eni, aveva violato uno dei vincoli imposti dal trattato di pace della Seconda Guerra Mondiale, che vietava all’Italia di avere una propria politica mediterranea ed energetica. Questo aveva creato tensioni con le compagnie petrolifere britanniche e il potere della Gran Bretagna.

Dopo la morte di Mattei, gli inglesi pensavano di aver risolto il “problema italiano”, ma non avevano considerato la forza della classe dirigente che aveva sostenuto Mattei. Infatti, il presidente dell’Eni aveva sia molti nemici che molti sostenitori. La morte di Mattei non risolse il problema italiano, poiché Aldo Moro aveva compreso che un sistema politico bloccato come quello del secondo dopoguerra avrebbe potuto dilaniare il tessuto sociale del Paese.

Di fronte a nuove dinamiche politiche, come la crisi del centrismo, Moro intraprese una politica di apertura verso i socialisti, suscitando preoccupazioni nel campo dell’atlantismo radicale. Durante gli anni ’60 e all’inizio degli anni ’70, Moro divenne protagonista della politica estera italiana, suscitando preoccupazioni in Gran Bretagna riguardo all’apertura della Democrazia Cristiana verso il Partito Socialista e alla ripresa dell’influenza italiana nella politica estera.

Le potenze straniere facenti parte del patto atlantico, come gli Stati Uniti, la Gran Bretagna, la Francia e la Germania, si preoccuparono che il processo di rinascita politica in Italia potesse minare gli equilibri decisi a Yalta e indebolire la leadership delle due superpotenze. A partire dal 1975, come documentato negli incontri del direttorio atlantico, furono messi in atto piani operativi per contrastare la politica di Aldo Moro e riportare l’Italia sulla “retta via”.

È vero che Moro fu rapito e assassinato dalle Brigate Rosse; tuttavia, man mano che gli archivi vengono declassificati emergono prove documentali dell’azione concreta delle potenze straniere del patto atlantico per tutelare i propri interessi nazionali in Italia.

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