È stato presentato in Campidoglio il progetto dell’impianto di smaltimento rifiuti che ha vinto il bando lo scorso maggio. L’ambizioso disegno prevede un investimento significativo, stimato attorno al miliardo di euro, e comprende, non solo la realizzazione del termovalorizzatore, ma anche una serie d’impianti ancillari. Anche la scelta di Santa Palomba (un’area industriale alla periferia sud di Roma) come ubicazione ideale dell’impianto è stata fatta tenendo conto, in particolare, della presenza di un nodo ferroviario che permetterà il trasporto dei rifiuti su rotaia, riducendo, presumibilmente, il traffico pesante sulla rete stradale circostante, come sottolineato dal sindaco Roberto Gualtieri: “Non ci saranno tir sull’Ardeatina”. Gualtieri ha inoltre rassicurato la popolazione locale riguardo agli impatti ambientali, dichiarando che le emissioni di polveri saranno minime: “Un duemillesimo di un cucchiaino di farina, questa è la quantità di polveri: molto meno di una via trafficata di Roma”.
Per quanto riguarda i tempi, l’iter del progetto dovrebbe rispettare le scadenze prefissate. Si attende la Valutazione di Impatto Ambientale (VIA), che dovrebbe arrivare tra novembre 2024 e gennaio 2025, passaggio fondamentale per l’avvio dei lavori.
Capacità e innovazione tecnologica.
Il termovalorizzatore di Santa Palomba avrà una capacità annua di trattamento pari a 600mila tonnellate di rifiuti, con la possibilità di recuperare anche materiali. Fabrizio Palermo, amministratore delegato di Acea, azienda che si occupa della costruzione dell’impianto come capofila di un consorzio che include Hitachi Zosen Inova AG, Suez Italy Spa, Vianini Lavori Spa e RMB Spa, ha evidenziato come la presenza di una linea di trattamento delle ceneri pesanti per il recupero dei materiali riciclabili sia da ritenersi un aspetto innovativo. Questa linea sarà in grado di gestire circa 15mila tonnellate di ceneri all’anno, da cui si ricaveranno materiali per la produzione di costruzioni eco-sostenibili.
Inoltre, il termovalorizzatore recupererà una quantità significativa di metalli dai rifiuti trattati, stimata in circa 10mila tonnellate di acciaio, 2mila tonnellate di alluminio e 1.600 tonnellate di rame all’anno.
E infine il “pezzo forte”: oltre al recupero dei materiali, l’impianto produrrà 65 megawatt (MW) di energia elettrica, sufficienti a soddisfare il fabbisogno di circa 200mila famiglie della zona.
Uno degli elementi più innovativi, invece, riguarda la sperimentazione della cattura e liquefazione della CO2, che potrebbe trasformare il termovalorizzatore in un modello per la gestione sostenibile delle emissioni. L’area ospiterà, addirittura, uno spazio denominato “Parco delle Risorse Circolari”, che, oltre alla funzione di impianto, includerà zone per i visitatori, spazi di co-working, centri di ricerca e una serra che utilizzerà la CO2 prodotta dall’impianto per la crescita di una variegata flora.
Promesse e le prestazioni ambientali.
Il sindaco Gualtieri ha rivendicato l’importanza strategica del progetto per la città: “Realizzeremo uno dei progetti più importanti della nostra Amministrazione e uno degli impianti più avanzati al mondo sotto il profilo delle performance industriali, delle caratteristiche ambientali, di recupero e riciclo”. Le prestazioni ambientali dell’impianto, in linea con le migliori tecnologie disponibili (Best Available Techniques, BAT), prevedono un livello di emissione di polveri inferiore a 1 mg/m3, a fronte di un limite normativo che oscilla tra i 2 e i 5 mg/m3. Ma il termovalorizzatore è da considerarsi, soprattutto, come parte integrante di un piano più ampio per migliorare la gestione dei rifiuti a Roma, da anni, in una situazione critica. I cassonetti stracolmi, le strade sporche e le discariche vicine alla saturazione sono problemi noti e il sindaco ha assicurato che, grazie a questo impianto, la città riuscirà a risparmiare “decine di milioni di euro l’anno”. Attualmente, la tariffa per il conferimento dei rifiuti si aggira attorno ai 220-230 euro per tonnellata a causa della necessità di esportarli, mentre il nuovo impianto permetterà di abbassare il costo a 178,5 euro per tonnellata.
Cittadini e ambientalisti preoccupati.
Nonostante le rassicurazioni e i vantaggi economici e ambientali promessi, il progetto ha incontrato forti resistenze. I comitati di cittadini e gli attivisti ambientalisti criticano aspramente l’idea di costruire un termovalorizzatore, ritenendola una soluzione inadeguata per affrontare la crisi dei rifiuti di Roma e in contrasto con le basi del concetto di “riciclo”. “Non si può parlare di economia circolare e poi costruire un impianto che distrugge risorse”, dichiarano i rappresentanti dei movimenti ambientalisti, sottolineando che, invece di incenerire i rifiuti, sarebbe stato preferibile utilizzare il sostanzioso investimento in riciclo, compostaggio e politiche di riduzione dei rifiuti alla fonte.
A fronte delle rassicurazioni di Gualtieri, non si placano le preoccupazioni sul presunto impatto ambientale negativo dell’impianto, nonostante il rispetto degli standard europei più severi, e l’aumento del traffico pesante su strada durante la costruzione della struttura, nonostante i piani per il trasporto su rotaia.
Un progetto divisivo e confronti inevitabili: il Paradosso Copenhill.
È difficile non credere che tutte queste forti perplessità non siano state ispirate anche da quello che, da molti, è definito come il Paradosso Danese, o meglio, il termovalorizzatore Copenhill.
Inaugurato nel 2017 a Copenaghen, il termovalorizzatore Copenhill, è stato spesso elogiato come uno degli impianti più innovativi al mondo. Si estende su una superficie di 40mila metri quadrati (circa cinque volte Piazza San Pietro) e, oltre a incenerire 400mila tonnellate di rifiuti l’anno e fornire energia pulita a 60mila famiglie, il tetto della struttura ospita piste da sci, una parete per arrampicata alta oltre 80 metri, percorsi da trekking e dalla sua ciminiera esce solo vapore acqueo.
Ma, se da una parte il termovalorizzatore sembra essere una soluzione efficace, dall’altra, il governo danese ha ammesso che la decisione di puntare sull’incenerimento dei rifiuti è stata, fondamentalmente, un errore. Il problema è legato alla capacità dell’impianto e alla sua conseguente inesauribile “fame”, tanto che i danesi si sono visti costretti ad importare oltre 200mila tonnellate di rifiuti (la metà di quelli inceneriti) dalla vicina Gran Bretagna. Materiali che, invece di essere riciclati (come carta, plastica e biomasse) vengono bruciati. Un approccio che, a dir poco, va contro la “gerarchia dei rifiuti”, imposta a suo tempo dall’Unione Europea, la quale chiede di privilegiare la prevenzione e il riciclo prima di incenerire.
Traguardi importanti che rischiano di andare…in fumo.
Le preoccupazioni dei cittadini di Roma, inoltre, trovano supporto nei dati europei sulla gestione nostrana dei rifiuti.
Il 14 dicembre 2023, a Milano, in occasione della Conferenza nazionale dell’industria del riciclo, è stato presentato il Rapporto “Il Riciclo in Italia 2023”, da cui emerge che l’Italia, nonostante vi sia ancora molto da fare, si è dimostrata tra i Paesi europei con le migliori performance sia per la preparazione al riutilizzo e il riciclo dei rifiuti urbani e sia per quelli dei rifiuti di imballaggio. Il tasso di riciclo dei rifiuti, speciali e urbani, ha raggiunto il 72% (a fronte di una media europea del 58%), con punte di eccellenza per gli imballaggi: 10,5 milioni di tonnellate di imballaggi avviate nel 2022 a recupero di materia (erano 9,3 nel 2018), 2 punti sopra al target del 70% previsto dall’Ue al 2030.
È quindi legittimo chiedersi se il termovalorizzatore di Roma sia davvero la soluzione definitiva. Se da una parte può aiutare a risolvere l’attuale emergenza rifiuti nell’immediato, dall’altra rischia di promuovere un modello non sostenibile, invece, nel lungo periodo, rischiando, così, di vanificare una serie di risultati positivi ottenuti grazie a comportamenti virtuosi (conseguiti, certo, non in breve tempo) a favore, invece, di atteggiamenti dettati dal consumo eccessivo di risorse: condotta, certo, che non possiamo più permetterci.
Per evitare gli errori commessi a Copenaghen, è essenziale, quindi, che le politiche di gestione dei rifiuti a Roma seguano i “saggi” dettami della prevenzione e del riciclo. Solo in questo modo il termovalorizzatore potrà essere una parte della soluzione, e non un incentivo alla produzione di nuovi rifiuti e rischiare, così, di diventare il nuovo “cestino” del Mediterraneo.
By O.D.B.
Fonti:
https://www.ecocamere.it/dettaglio/notizia/792/pubblicato-il-rapporto-il-riciclo-in-italia-2023
www.rinnovabili.it/economia-circolare/rifiuti/termovalorizzatore-di-roma-attivo-dal-2027