Ospite di Mario Caligiuri è Antonio Nicaso Direttore associato alla Queen's University a Kingston e alla St. Jerome University di Waterloo, conosciuto universalmente come saggista, è tra i massimi studiosi e conoscitori dei fenomeni mafiosi.
Nicaso evidenzia come oggi le mafie siano interessate all’internet sommerso, alle criptovalute, alle piattaforme clandestine di trading.
Come emerge da recenti indagini, le mafie cercano di partecipare, a livello nazionale, agli appalti pubblici con offerte vicine allo zero, non per guadagnare bensì, per ottenere consenso sociale nella gestione di beni e servizi essenziali come quelli sanitari.
A differenza degli stati, la criminalità organizzata decide velocemente, in un mondo in continua evoluzione e con una globalizzazione che favorisce oggettivamente i fenomeni criminali.
Le mafie sono forme di criminalità organizzata, ma non tutte le organizzazioni criminali hanno le caratteristiche delle mafie: “se tutto è mafia, niente è mafia.”
Occorre quindi restringere il campo per definire le mafie come “patologie del potere”, contestando quell’immaginario storico distorto dove esse nascono per contrastare l’oppressione straniera, per difendere i poveri contro i ricchi, per tutelare i deboli dai forti.
La mafia è violenza connaturata al potere. Violenza che prima era gestita direttamente dai ricchi, dagli stati, mentre con la mafia, in un certo senso, si “democratizza”, venendo messa a disposizione di chi può permettersela. Una violenza però, quella che i mafiosi mettono a disposizione delle classi dirigenti, diversa da quella di briganti, pirati e banditi: quella era violenza contro il potere, questa invece è, appunto, al servizio del potere, il quale non è più costretto a “sporcarsi le mani” come un tempo.
La mafia, quindi, salvo qualche eccezione, non va contro lo stato, bensì usa la violenza per creare relazioni, per ottenere impunità e consolidamento del potere, per favorire il reinvestimento dei capitali e farli diventare ricchezza.
Per Nicaso, la mafia, grazie alla sua adattabilità, alla sua grande abilità di fare sistema e alla sua capacità di stare sempre al passo con i tempi, è funzionale alle logiche di potere.
Le mafie, quindi, non sono il prodotto della povertà, ma piuttosto della modernità, perché riescono a capire prima i cambiamenti intorno a loro e si adattano velocemente.
In questa ottica, per Nicaso, la caduta del muro di Berlino è da considerarsi uno spartiacque, perché da lì sono emersi scenari completamente nuovi, dove la ‘ndrangheta e le altre organizzazioni criminali sono state subito pronte ad investire nell’est europeo, a capire che non era più possibile dipendere dalle reti clientelari garantite dalla spesa pubblica (che trasformava ogni piccolo comune in una “stazione appaltante”).
Cambia quindi la visione geopolitica delle mafie, che non sono più costrette in un mondo diviso in due, ma possono spaziare, avendo ora la possibilità di puntare su altri mercati per i loro traffici illeciti. Le mafie parassitarie sono così destinate a scomparire, a fronte di quelle che invece sono funzionali alle logiche del capitalismo finanziario.
Qual’ è il capitale sociale di cui hanno bisogno le mafie oggi? Persone che sappiano svolgere un riciclaggio digitale sofisticato, diverso da quello del semplice, “analogico” investimento sul mattone.
I Proventi della droga moltiplicano a dismisura il loro fatturato, evidenziando il bisogno di un’area grigia composta da avvocati, contabili, broker che sappiano individuare luoghi e modi migliori per investire i profitti illeciti, accanto a nuove figure professionali che sappiano spaziare nell’internet sommerso e nell’esortazione di criptovalute. Dopo il 2008, le mafie hanno capito quanto siano necessari i soldi delle loro attività nell’ambito di un’economia capitalista globale sempre più asfittica ma allo stesso tempo vorace, e come da ciò derivi un aumento indubbio del loro potere.
Oggi la violenza non è più un indicatore di pericolosità sociale. I mafiosi hanno imparato a “centellinarla”, ricorrendo a metodi sempre più persuasivi, come la reputazione che viaggia soprattutto, ormai, sul web. Questo perché hanno capito, da episodi come quello di Duisburg nel 2007, che la violenza a volte è utile ma, spesso, anche pericolosa per i loro affari. Perché la violenza crea allarme sociale quindi, non la escludono ma, è meglio evitarla: dopotutto ci sono altri modi per raggiungere i propri scopi criminali.
Anche l’intimidazione va usata con parsimonia, non facendosi temere troppo, perché i mafiosi hanno realizzato che la migliore difesa degli interessi è la loro istituzionalizzazione.
Ed è una normalizzazione che passa anche attraverso l’utilizzo degli stessi strumenti di evasione fiscale che usa la finanza globale per eludere la tassazione.
Sono consapevoli anche che le asimmetrie normative tra paesi rendono difficile il reinvestimento dei capitali illegali e, allora, vanno dove incontrano meno resistenze dove, la legislazione vigente, rende più facile delinquere.
In relazione alla ricerca di spazi sicuri dove compiere affari contro la legge, le mafie hanno individuato anche ambiti di spaccio virtuale dove diffondere le nuove droghe sintetiche.
La creazione artificiale delle droghe, come la cocaina sintetica, permette costi più bassi di produzione che, associati ai nuovi spazi di spaccio virtuale, tagliano fuori dal commercio illegale i, fino ad oggi, classici paesi produttori di sostanze stupefacenti: un binomio geopolitico ideale per le mafie.
L’hacker ormai lavora a stretto contatto con i boss, superando i vecchi paradigmi che vedevano i capi mafia scarsamente competenti in innovazione: hanno invece capito che per proteggere i loro investimenti hanno bisogno di hacker, drug designer, broker, chimici.
Nicaso ha rimarcato come l’uso dei social sia studiato attentamente. Con mafiosi che diventano influencer, poiché hanno capito l’importanza dei social media per i loro affari, usando internet per promuovere l’organizzazione e il dark web per gestire le attività illegali aumentando il fatturato.
Altrettanto importanti, sono le opportunità offerte dal metaverso, grazie alla possibilità di effettuare incontri virtuali, dove a parlare sono gli avatar, mentre, chi fornisce le indicazioni, resta comodamente seduto, al sicuro, nella propria abitazione. Di particolare e crescente interesse è anche l’intelligenza artificiale.
Per concludere, Nicaso ha aggiunto che non dobbiamo comunque mai perdere la speranza, non dobbiamo avere paura dell’intelligenza artificiale o del metaverso, perché a fronte dell’uso che ne fanno i mafiosi, rappresentano, comunque, un ‘opportunità che non dobbiamo lasciare in mano loro, ma anzi dobbiamo sfruttare per guardare avanti, per non perdere le nuove sfide e contrastare le distorsioni dello sguardo presbite delle mafie, così come quello miope della politica.