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Coding su…SCARAFAGGI CYBORG e altre diavolerie.

Da Singapore una nuova tecnologia, non invasiva e “rispettosa” della salute dei piccoli blattoidei, permetterà la creazione di insetti controllabili a distanza.

Di cosa stiamo parlando

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La ricerca (non solo in ambito militare…) si è sempre mostrata particolarmente interessata allo sviluppo di tecnologie di sorveglianza (o osservazione qualsivoglia) dinamiche e miniaturizzate. Non parliamo delle “solite” microcamere-spia (le cosiddette cimici) alla 007. Bensì di veri e propri sistemi di rilevamento, mobili e controllabili da remoto, che possano muoversi agevolmente in infrastrutture o ambienti difficili, se non impossibili, da raggiungere per l’uomo.

Tutto ebbe inizio…

Gli albori di questi studi risalgono agli anni ’70. Grazie in particolare, ma non solo, all’input dei servizi di intelligence statunitensi si dette il via alla spasmodica ricerca di una robotica sempre più miniaturizzata, dinamica (in grado anche di volare, muoversi in ambienti acquatici ecc.) e soprattutto performante (sensori e batterie sempre più leggeri ma, allo stesso tempo, più sensibili ed efficienti i primi e durature le seconde). Tra la fine degli anni ’80 e i primi anni ’90 poi, grazie all’avvento della tecnologia wireless, si sono registrati i progressi più significativi. Fino a giungere ai giorni nostri, con gli sviluppi nella ricerca dei nuovi materiali e l’ingresso nel mondo della nanorobotica, con dimensioni al disotto del millimetro e addirittura (dando corpo alle parole profetiche di Richard Feynman nel suo storico discorso del 1959) arrivando alla creazione di meccanismi molecolari. Ma, come si suol dire, “qui la storia si complica” e, come in ogni storia che si rispetti, non mancano neppure i colpi di scena, anche se forse dovremmo parlare più di deviazioni.

Insetti biotech

Ed eccoci arrivati a noi! Con l’avvento del XXI secolo, in una corsa alla “microrobotica estrema” frenetica e, apparentemente, infinita, a qualcuno, forse, venne in mente George Kingsley Zipf e il suo principio del minimo sforzo o meglio: visto che, nonostante i tanti (…e costosi) sforzi profusi, le capacità sensoriali degli animali sono, e saranno ancora per parecchio tempo, di gran lunga superiori ai nostri facsimili tecnologici…perché non utilizzare direttamente gli animali?

Così, a cominciare dai primi anni 2000, è stato un susseguirsi di sperimentazioni su insetti di vario tipo.

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Solo per citarne alcune…

Coleotteri scarabeidi: Università della California a Berkeley, finanziata dalla DARPA, Defense Advanced Research Projects Agency. Riuscirono ad impiantare sistemi di stimolazione neuromuscolare in alcuni coleotteri, così da controllarne da remoto il volo.

Locuste: Università di Washington, finaziata dal Naval Research, US Navy, nel campo degli UAV, Unmanned Aerial Vehicle (veivoli senza pilota). Alterarono chirurgicamente alcune locuste rendendole così capaci di rilevare potenziali ordigni esplosivi percependo i cambiamenti chimici ambientali.

Scarafaggi: Texas A&M University, College Station. Impiantarono elettrodi nel sistema nervoso di alcune specie di scarafaggi, così da manovrarli a terra da remoto.

Una serie di tentativi non privi di risultati positivi, ma tutti accomunati da operazioni chirurgiche estremamente invasive che andavano a ledere, in modo irreversibile, l’integrità fisiologica degli insetti e compromettere quindi il controllo di movimento e la percezione ambientale e, inoltre, portandoli rapidamente alla morte.

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Frankenstein e Zombie addio

In effetti, il parallelismo con le creature di Mary Shelley e George Romero, è sempre risultato spontaneo per molti, anche in ambiente accademico…fino a pochi giorni fa.

Una joint venture tra due team di ricerca, uno della School of Mechanical and Aerospace Engineering presso la Nanyang Technological University di Singapore e l’altro della Chinese Academy of Sciences, ha permesso lo sviluppo di una nuova tecnologia, non invasiva, per il controllo degli insetti cyborg. La pubblicazione della ricerca, su npj flexible electronics del Nature Journal, risale allo scorso primo settembre e si presenta con untitolo decisamente esaustivo:

Membrana conduttiva resiliente sintetizzata mediante polimerizzazione in situ per dispositivi elettronici indossabili non invasivi su appendici mobili di insetti cyborg”

Di seguito un estratto:

“Sfruttando la loro elevata mobilità e le dimensioni ridotte, gli insetti sono stati combinati con microcontrollori per creare insetti cyborg per varie applicazioni pratiche. Sfortunatamente, tutti gli attuali insetti cyborg si affidano a elettrodi impiantati per controllare i loro movimenti, il che provoca danni irreversibili ai loro organi e muscoli. Qui, sviluppiamo un metodo non invasivo per gli insetti cyborg per affrontare i problemi di cui sopra, utilizzando un elettrodo conforme con uno strato conduttore di ioni polimerizzato in situ e uno strato conduttore di elettroni. Le risposte neurali e di locomozione alle induzioni elettriche verificano l’efficace comunicazione tra insetti e controllori mediante il metodo non invasivo. La precisa linea a “S” [immagini: Nature Journal] dell’insetto cyborg dimostra ulteriormente il suo potenziale nella navigazione pratica.Gli elettrodi conformi non invasivi mantengono l’integrità degli insetti controllandone il movimento. Con le antenne, importanti organi olfattivi degli insetti preservati, l’insetto cyborg, in futuro, potrebbe essere dotato della capacità di rilevare l’ambiente circostante.”

immagine di proprietà di https://www.nature.com/ italo Red

Leggendo di seguito, si capisce che la svolta “rispettosa” nella tecnologia di controllo di questi insetti cyborg sta negli enormi passi in avanti compiuti recentemente nella ricerca dei nuovi materiali e nella nanotecnologia:

“Gli elettrodi non invasivi comprendono uno strato idrofobico conduttore di ioni di gel liquido polionico (PIL) che si interfaccia con la superficie del tessuto dell’insetto e uno strato d’oro conduttore di elettroni su pellicola PI o sottile filo d’argento che collega il controller. In questo modo la stimolazione elettrica può essere trasferita alle antenne e alla parte addominale dell’insetto (scarafaggio). I gel PIL formati mediante fotopolimerizzazione in situ dopo che i precursori hanno bagnato le superfici realizzando interfacce conformi e robuste con l’antenna e la pelle addominale dello scarafaggio per comunicazioni elettriche stabili…”.

Beatles_foto2.italo red italo
immagine di proprietà di https://www.nature.com/ italo Red

Infine…

Cosa dire? Da sempre ogni innovazione tecnologica ha portato inevitabilmente a conseguenze diametralmente opposte secondo l’utilizzo che ne è stato fatto. E se questo intelligente approccio bio- tecnologico potrebbe indiscutibilmente dare un importante contributo in operazioni civili (azioni di salvataggio in zone terremotate, interventi di manutenzione in tubature o ambienti angusti e/o pericolosi per l’uomo, valutazione del rischio in zone di incendio, ispezione all’interno di macchinari ecc.), è bene ricordare che in principio furono proprio i militari e i servizi di intelligence a dare il via a questa “eccentrica” corsa tecnologica. Viene quindi da chiedersi, con qualche legittima preoccupazione, a cosa potrà condurre.

Fino ad oggi, le tecnologie belliche non hanno mai smesso di sorprenderci e allo stesso tempo spaventarci: dalle armi automatiche ai droni d’assalto, dagli ordigni nucleari alle armi ad impulsi laser di nuova concezione.
Miliardi di dollari spesi in tecnologie sempre più complesse ed altamente distruttive…e se invece domani tutto si riducesse alla antica tattica di guerriglia di mia nonna Claudina e al suo storico arsenale?

Pantofola vs scarrafone

By O. D. B.

FONTI:

https://www.nature.com/articles/s41528-023-00274-z

https://research.tamu.edu/2015/07/10/bbc-video-cyborg-cockroaches

https://www.difesaonline.it/mondo-militare/primo-uav-biologico-operativo-entro-due-anni

https://www.lescienze.it/news/2009/10/19/news/il_coleottero-spia-573121/

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