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EDEN MADE IN CHINA.

NOTIZIE IN BREVE…

L’acquisizione di nuovi territori, di terreni coltivabili, di “spazio vitale” ha contrassegnato da sempre (anche tragicamente) la storia dell’umanità. Ma ora la Cina si è spinta oltre, creando la vita là dove un tempo vi era solo sabbia e desolazione. E visto che dei quasi 10 milioni di chilometri quadrati di superficie del territorio cinese solo il 12% è coltivabile e che i deserti coprono oltre il 40% della superficie terrestre, viene da se quanto possa valere una tale capacità di manipolazione del territorio…potenzialmente a livello globale!

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Gli scienziati della Chongqing Jiatong University,capitanati da Yj Zhijian e Zhao Chaohua, vice-direttore dell’Institute of Desert Ecology, negli ultimi 7 anni, hanno sviluppato e perfezionato un metodo in grado di rendere la sabbia capace di trattenere quegli elementi essenziali per la crescita delle piante quali minerali, sostanze nutritive, aria, microbi e soprattutto acqua. L’asso nella manica dei ricercatori e una pasta a base di cellulosa vegetale.

La sostanza, definita carbossimetilcellulosa sodica, una volta disciolta con una minima quantità di acqua e fertilizzante (rispettivamente il 2 e 5% circa) viene applicatasulla superficie sabbiosa e, dopo che la quantità d’acqua in essa contenuta evapora, quello che ne risulterà sarà un terreno compatto e con le proprietà ecologiche e meccaniche tipiche di un terreno coltivabile. Il primo sito di prova, su vasta scala, sono stati gli 1,6 ettari del deserto di Ulan Buh in Mongolia.

Nell’arco di cinque anni i risultati sono stati decisamente incoraggianti: l’appezzamento non solo si è trasformato in terreno coltivabile ma, cosa forse ancor più importante, in un efficace barriera contro le tempeste di sabbia. Infatti la Cina, nella sua lotta pluriennale alla desertificazione dei suoi territori, nel 2020 ha inoltre ottenuto un’importante vittoria: la trasformazione del Deserto di Maowusu, nella Cina settentrionale (Mongolia interna), in una foresta lussureggiante. Altri risultati positivi si sono ottenuti in Africa e Medioriente, ora resta solo da attendere l’efficacia della tecnica sul lungo termine. I ricercatori infatti avrebbero intenzione di implementare la loro scoperta applicando la logica del riciclo, attraverso l’utilizzo di scarti di vario tipo…addirittura le macerie di costruzioni opportunamente frantumate.

E ora la domanda sorge spontanea:

la riconversione di territori su larga scala, da deserto (o prateria) a terreni coltivati, che ripercussioni potrebbero avere sull’equilibrio del clima e della biodiversità generale dell’intero pianeta?

E queste tecnologie possono essere esportate al fine di rendere fertili anche altri pianeti da colonizzare? Mai, come in questo caso, fu più adeguato l’antico adagio: “Ai posteri…”.

By

O.D.B.

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