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GAZNEVADA, ma che estate!

Quella del 1994 fu per me un’estate di grandi contraddizioni e scoperte. Berlusconi era da poco salito al potere, e l’unico “nuovo miracolo italiano” che riuscì a conseguire fu la moltiplicazione di tette e culi in tutto l’etere televisivo.

Avevo appena finito la classe seconda dell’ istituto tecnico commerciale Parini di Lecco.

Ad essere sincero della ragioneria non me ne fregava letteralmente…niente. Avevo scelto quella scuola solo per un motivo: era piena di ragazze.

Trascorrevo il mio tempo a scuola limonando con le figlie dei commercialisti lecchesi, e cercando altri ragazzi che come me scrivevano musica e avevano voglia di suonare in un gruppo.

Per evitare l’oppressiva atmosfera della provincia cercavo rifugio a Milano. Mi piaceva passare il sabato pomeriggio camminando lungo il naviglio tra Porta Genova e Porta Ticinese.

In quegli anni non era ancora diventata la zona simbolo dell’attuale movida fighetta.

Oltre alle case occupate dagli anarchici, ci si poteva imbattere nei “residuati umani” sopravvissuti alle ondate tossiche degli anni ottanta, ed in posti nostalgicamente freak dove si potevano comprare vestiti usati provenienti da qualche paese dell’est Europa.

I pochi soldi che avevo dovevano bastarmi per comprare il biglietto del treno per Milano, pagare la mia quota della sala prove, e comprare la mia “droga” dell’epoca: i vinili usati.

Per fortuna in giro si potevano ancora trovare negozi e venditori di dischi, che per poche migliaia di vecchie lire cercavano di disfarsi del meglio della produzione musicale degli ultimi trent’anni, e che con la comparsa dei CD venivano considerati ingombranti obsolescenze. Frugando tra scatoloni polverosi e scaffali malmessi, ero riuscito a raccogliere le principali opere della New Wave inglese ed italiana, che avevano contribuito a definire il mio stile musicale.

Uno dei dischi new wave a cui sono tutt’ora più affezionato è senza dubbio Sick Soundtrack dei bolognesi Gaznevada.

Il mio amore per questo disco nacque principalmente per due motivi: il primo perché lo comprai per la somma di 5000 Lire da un tipo, che per finanziare l’acquisto di una cassetta degli 883, stava svendendo tutta la collezione di dischi del fratello maggiore appena partito per la naja.

Il secondo, ben più importante, è perché Sick Soundtrack dei Gaznevada riesce a raccogliere tutte le suggestioni musicali che ho sempre ricercato nelle produzioni musicali.

L’utilizzo di strumenti elettronici, la ricerca di dissonanze spiazzanti, le linee di basso taglienti ed effettate, la voce profonda e provocante che cerca di emergere con forza in ogni battuta per creare mondi cupi e schizofrenici, conferisce a tutto l’album una forte teatralità.

La stessa teatralità, che caratterizzava la scena artistica bolognese, diffusa in tutto il paese da Oderso Rubini: prima con la Harpo’s Bazar e poi con la Italian Records.

Sick Soundtrack rimane una delle produzioni più importanti della scena indipendente italiana di inizio anni Ottanta. La prima, a mio avviso, in grado di competere per stile e personalità con i lavori di produzione anglosassone.

I Gaznevada contribuirono in modo decisivo alla creazione e diffusione di quello stile italiano, che coinvolgendo il mondo giovanile di Bologna e Firenze, riuscì a raggiungere la maggior parte dei paesi europei.

L’estate del 1994 terminò così come era cominciata: con un forte temporale.

All’inizio di settembre feci il mio primo concerto. Era una delle tante feste della birra che tentavano di emulare (in modo tragico), il ben più noto evento di Monaco.

Durante quella esibizione, oltre ad Isolation dei Neon, suonammo anche Going Underground dei Gaznevada.

Il concerto si concluse in un vero disastro. Dopo quattro pezzi, la gente incominciò a chiedere Ligabue. Al sesto pezzo se n’erano già andati tutti via.

Ehh già, l’Italia era proprio cambiata…Gli anni novanta stavano già preparando l’avvento del nuovo millennio e la definitiva vittoria delle major, che con la loro smisurata quantità di soldi e mezzi avrebbero imposto una cultura di massa completamente spersonalizzata, caratterizzata da asettici campionamenti, pervasivi videoclip, e psicodrammatici talent show.

F. Cinguetti

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