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“Robert Johnson: il Pupillo del Diavolo” – 2

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Mack MacCormick (musicologo e folklorista statunitense) in una sua biografia scrive:

“Johnson non aveva nessun tipo di istruzione, anche se sapeva scrivere il suo nome e lo stretto necessario con una grafia ordinata”.

L’unica via che egli vede davanti a sé è la musica…più che una via un’ossessione.

Il grandissimo musicista di Delta Blues e amico di scorribande, Son House, ricorda così il giovane chitarrista:

“Tutti quanti suonavamo ai balli del sabato sera e questo ragazzino non se ne perdeva uno. […] Suonava l’armonica e anche piuttosto bene. Ma la sua vera passione era la chitarra. Si sedeva per terra di fronte a me e Willie Brown e osservava prima uno e poi l’altro, alternativamente. Quando ci fermavamo per riposarci, lasciavamo le chitarre in un angolo e ci sedevamo al fresco. Robert guardava da che parte andavamo e ne prendeva una. Peggio di lui credo non ci fosse nessuno! La gente impazziva e veniva a dirci: «Perché non togliete di mano la chitarra a quel ragazzo!» Allora io tornavo indietro e lo rimproveravo: «Non farlo Robert, non sei proprio capace! Perché non suoni un po’ l’armonica, invece?». Ma lui non voleva e non gli interessava neppure quello che dicevo. Lo avrebbe fatto comunque.”

All’inizio, Robert Johnson, con la chitarra, è una frana!

Nel 1929, appena diciottenne, il chitarrista si sposa con la giovane Virginia Travis, di appena quindici anni, e si trasferisce a Robinsonville. Dopo solo un anno la donna, incinta, e la nascitura muoiono di parto. Johnson è sconvolto, furioso e comincia a vagare fra le città del Mississippi. Donne e alcol diventano l’unica costante nelle sue giornate “senza Dio”. Probabilmente è in questo periodo che prende forma la figura tormentata di Robert Johnson: giovane, disperato, alcolizzato, errabondo del Delta, alla ricerca della prossima donna da abbandonare e della musica perfetta da realizzare.

Robert frequenta artisti come David Honeyboy EdwardsRobert NighthawkElmore JamesSonny Boy Williamson IIHowlin’ WolfJohnny Shines.

Quest’ultimo racconta di quel periodo:

“Siamo stati in viaggio per giorni e giorni, senza soldi e a volte senza cibo, alla ricerca di un posto decente dove passare la notte. Abbiamo suonato in strade polverose e bar sporchi, e mentre io ero senza fiato e mi vedevo vivere come un cane, c’era Robert tutto pulito come se fosse uscito da una chiesa la domenica!”

Johnson fa perdere le sue tracce. Quando riappare, il chitarrista goffo e mediocre che tutti schernivano, si è trasformato in un musicista eccezionale. Le sue lunghe dita ora riescono a dar vita ad accordi e ritmi nuovi, inesplorati, sonorità che saranno la base del rithm’n’blues e del rock’n’roll.

È questa capacità improvvisa, apparentemente non umana, che solo mano divina o artiglio infernale possono donare, che incute paura a tutti. E se è vero che Dio dona la salvezza eterna è anche vero che il Diavolo non ha eguali per un baccanale come si deve, così tutti pensarono a quell’unica surreale spiegazione:

L’incontro col diavolo.

La leggenda che questi avesse stretto un patto col diavolo vendendogli l’anima in cambio della capacità di suonare la chitarra come nessun altro fu alimentata, soprattutto, dallo stesso Johnson. Col passare degli anni quella diceria non fece altro che prendere corpo grazie alla sua stupefacente tecnica chitarristica, basata sul fingerpicking (considerata una delle massime espressioni del Delta blues), la sua voce, capace di modulazioni estreme, le complesse strutture musicali e il sinistro contenuto dei suoi testi, traboccante di spettri, demoni…e dettagli sul quel diabolico e scellerato accordo.

Johnson, comunque, non era l’unico bluesman a cantare del diavolo: Tampa RedSkip JamesJoe WilliamsLonnie Johnson e Peetie Wheatstraw (quest’ultimo, addirittura, si soprannominava Il Genero del Diavolo dopo una delle sue registrazioni del 1931) cantavano tutti del Principe delle Tenebre.

Pochi anni prima un altro chitarrista chiamato Tommy Johnson (omonimo ma non parente di Robert) raccontò al fratello di aver venduto l’anima al diavolo in cambio della capacità di suonare la chitarra e, nel 1925, la cantante Clara Smith scrisse e incise il pezzo “Done Sold My Soul To The Devil”.

Curiosità: la leggenda di Robert ma con il personaggio di Tommy Johnson appaiono nel film dei fratelli Coen“Fratello dove sei?”.

Altri aneddoti raccontano di come il giovane bluesman fosse “innaturalmente” capace di riprodurre nota per nota, qualsiasi melodia ascoltasse: senza difficoltà alcuna, senza prestarvi attenzione, quasi in modo distratto. Quale che sia la verità, Robert Johnson (e su questo le versioni concordano), dopo quel “biennio sabbatico”, ricompare sfoggiando una bravura irraggiungibile.

 Aldilà della “leggenda infernale”, la versione “ufficiale” ci dice che Johnson, nel suo vagare nel Delta di villaggio in villaggio, abbia incontrato un misterioso e anziano bluesman che gli fece da mentore: Ike Zimmerman.

Ike Zimmerman viveva ad Hazlehurst e, al contrario dei suoi compaesani (agricoltori o mezzadri), egli era un operaio, per questo poteva comprarsi chitarre che altri suoi contemporanei non potevano permettersi. Zimmerman viveva, con la moglie Ruth e i loro sette figli (sei femmine e un maschio), in una tipica shotgun house vicino al cimitero del paese.

Come riportato anche dalla figlia di Ike, Loretha Zimmerman, al biografo Bruce Conforth, il padre accolse premurosamente Robert in casa propria ed era solito impartirgli lezioni di chitarra di notte al cimitero. Secondo la figlia la scelta del luogo insolito e dell’ora tarda non aveva significati sinistri, bensì, la scelta del padre fu dettata semplicemente dalla necessità di trovare un luogo silenzioso dove non ci fosse alcuno che potesse disturbarli…e soprattutto nessuno da disturbare. Da lì a poco, il giovane conobbe una donna, Calletta Callie Craft, di dieci anni più grande: si sposarono in segreto nel maggio 1931.

Callie amava e idolatrava Robert. Soddisfaceva ogni sua necessità, esaudiva ogni suo capriccio, inoltre si occupava di tutta la sua amministrazione. Robert poteva dedicarsi interamente alla sua musica. Durante la settimana nei cimiteri con Ike, il sabato sera nei locali ad esibirsi fino all’alba. “RL”, la sigla con cui si presentava, cominciò ad essere conosciuta ed apprezzata. Si trasferiscono nel villaggio di Copiah County, ma la crescente ossessione per la musica di Robert, diventa presto insostenibile per l’amorevole Callie e, così, anche il loro matrimonio finisce. Nel frattempo “la diceria” cresce e la leggenda prende vita…e Robert fa il necessario perché tale leggenda non venga dimenticata.

Un giorno incontra alcuni amici e, con l’aiuto di parecchi shots di whisky, racconta loro una storia che, pressappoco recitava così:

“Una sera molto buia mentre passeggiavo per Clarksdale, mi persi a un “crocicchio” (crossroads). Mentre mi stavo per addormentare, una leggera brezza mi svegliò. Alzai lo sguardo e sopra di me vidi un’ombra enorme con un lungo cappello. Spaventato, incapace di fissare quell’apparizione, rimasi paralizzato! Senza proferire una sola parola l’apparizione si chinò, raccolse la mia chitarra, l’accordò, suonò alcune note divine, o meglio diaboliche, mi restituì lo strumento e poi scomparì nel vento del sud.”

By Manuele Molini

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