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THE LINE: il folle sogno di un principe

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Tutto ebbe inizio il 10 gennaio 2021, quando il principe ereditario dell’Arabia Saudita, Mohammed bin Salman, presentò al mondo una visione, tanto folle quanto grandiosa.

Una città lineare: una “spada” cromata, composta da due grattacieli paralleli alti 480 metri, lunga 170 chilometri nel deserto saudita, progettata per essere percorribile, da un capo all’altro, in appena 20 minuti, che sarà alimentata interamente da energie rinnovabili e, grazie a modelli predittivi, gestita e monitorata da I.A.

Questa città, denominata colloquialmente The Line, rappresenta il cuore pulsante del megaprogetto Neom, una delle più audaci iniziative di sviluppo urbano mai concepite. Tuttavia, se è vero che i sogni di un essere umano possono, a volte, essere impossibili, figuriamoci cosa possono diventare quando il sognatore è un principe. Dietro la facciata luccicante di modernità e innovazione, in effetti, ci sono profonde questioni economiche, politiche, sociali, etiche e ambientali che meritano di essere esplorate.

Una opulenta visione di città lineare, sostenibile e flessibile.

Alla sua presentazione, The Line si differenziò dai progetti urbani tradizionali non solo per la sua estensione, ma soprattutto per la sua concezione.

La città è costituita da una serie di moduli abitativi, che si ripetono lungo l’intera lunghezza e ogni modulo è progettato come un quartiere autonomo, con tutti i servizi essenziali a portata di mano e raggiungibili in soli cinque minuti a piedi.

Altrettanto innovativo è l’approccio alla mobilità: con l’eliminazione delle automobili e delle strade convenzionali, la superficie della città sarà interamente pedonale e ricoperta di verde, mentre il trasporto sarà garantito da un sistema ultra-veloce, probabilmente basato su tecnologie simili a quelle dell’Hyperloop.

Una luccicante città verticale, a sviluppo lineare, immersa nel verde, dotata di una mobilità urbana ultraveloce priva di emissioni…ed estremamente flessibile.

Uno dei punti di forza del progetto, infatti, è la sua flessibilità in una sua eventuale espansione. Un processo relativamente semplice: basterà aggiungere un nuovo modulo abitativo in un qualsiasi punto della linea e connetterlo al sistema di trasporto esistente. Questo modello modulare offre un potenziale di crescita illimitato, permettendo di creare una megalopoli composta da quartieri a misura d’uomo.

Sogno principesco…costo faraonico.

Il principe ereditario non ha mai nascosto gli immensi costi dell’opera (stimati all’epoca tra i 500 e, secondo alcuni, i 1000 miliardi di dollari) annoverandoli, al contrario, ai piani colossali della struttura più grande del mondo, ospitante, nella sua massima estensione, tra i 5 e i 9 milioni di abitanti (1/1,5 milioni entro il 2030).

Questo investimento faraonico non riflette solo l’ennesimo tentativo di realizzare una vecchia ossessione di Mohammed Bin Salman, la “città lineare” appunto, ma rappresenta soprattutto la volontà dell’Arabia Saudita di diversificare la propria economia, spostandosi da un modello basato sul petrolio verso una visione futuristica in cui la tecnologia, l’innovazione e il turismo giocano un ruolo centrale.

Neom non è solo una città, ma parte di un piano più ampio per rilanciare l’immagine del regno a livello globale e distanziarsi dalla reputazione di “Stato illiberale” che spesso accompagna l’Arabia Saudita.

Un eden luccicante da un trilione di dollari che, però, potrebbe trasformarsi in un altrettanto monumentale inferno.

Infatti, i costi non sono solo economici. L’impatto ambientale e sociale, le enormi quantità di risorse necessarie, unite alla complessità logistica e alle questioni etiche, sollevano, da sempre, dubbi sulla sostenibilità a lungo termine del progetto.

Pochi diritti, terra facile.

Al suo compimento, Neom coprirà una superficie di 26.500 chilometri quadrati (oltre 20 volte quella di Roma) coinvolgendo dieci diverse regioni nel nord-ovest dell’Arabia Saudita, e arrogarsi quelle terre non è stato privo di pesanti controversie, in primis con la tribù indigena Huwaitat, il cui trasferimento, secondo i più, è stato forzato.

L’organizzazione per i diritti umani ALQST, inoltre, ha denunciato che nel 2022 tre uomini, sempre della tribù Huwaitat, sono stati condannati a morte a causa della resistenza, da loro posta, all’imposizione di sfratto dal sito destinato a Neom. La questione ha attirato l’attenzione del Consiglio per i Diritti Umani delle Nazioni Unite, che ha espresso preoccupazione per le imminenti esecuzioni. L’Arabia Saudita ha respinto le accuse di abusi, le controversie non si sono placate.

Secondo il quotidiano tedesco Süddeutsche Zeitung, anche numerosi architetti legati al progetto se ne sono andati denunciando violazioni dei diritti umani e forti apprensioni su varie questioni ecologiche.

Fattori eccezionali, sostenibilità fragile.

Le preoccupazioni riguardanti The Line, infatti, non sono solo di natura politica o etica, ma anche ambientale. Una città dalle peculiarità così uniche, costruita nel cuore del deserto, come affronterebbe eventi straordinari come pandemie o interruzioni delle catene di approvvigionamento.

Inoltre, Neom potrebbe avere un impatto devastante sulle rotte migratorie degli uccelli e sulle falde acquifere della regione. I rischi legati a una struttura di tali proporzioni sono molteplici e incalcolabili.

Una rivoluzione urbanistica vorace

È di questi giorni, poi, un aggiornamento importante sull’aspetto critico della “voracità” che caratterizza l’avanzamento di The Line. Secondo i dati della World Steel Association, nel 2023, Neom ha consumato circa il 20% della produzione mondiale di acciaio, pari a circa 380 milioni di tonnellate (negli Stati Uniti, nel 2022, è stato di “soli” 104 milioni).

Questa enorme domanda di materiali sta sollevando questioni sull’impatto globale del progetto, anche in termini di emissioni di CO2.

Neom, però, non è solo The Line. Il progetto comprende altre strutture spettacolari.

Sindalah: un’isola a forma di cavalluccio marino.

Trojena: una stazione sciistica nel deserto che ospiterà i Giochi asiatici invernali del 2029

Oxagon: una città portuale galleggiante.

Aquellum: uno spazio residenziale esperienziale incastonato in una catena montuosa di 450 metri.

Questi, ed altri grandiosi progetti all’interno di Neom, richiedono una spropositata quantità di materiali, aumentando ulteriormente la domanda di risorse e l’impatto sull’ambiente.

Ma quanto ti desidero, ma quanto mi costi, ma quanto vali?!

Così, nonostante l’entusiasmo iniziale e le costanti smentite del ministro saudita dell’economia e della pianificazione su ogni possibile problematica o ridimensionamento inerenti il progetto, The Line ha già subito ritardi significativi. Inizialmente, prevista per il completamento entro il 2045, secondo il rapporto Bloomberg,ora si stima che, entro il 2030, saranno pronti solo 5 chilometri e che gli auspicati 1,5 milioni di abitanti si ridurranno a 300.000.

Questo rallentamento ha messo di nuovo sul tavolo le forti perplessità sulla fattibilità del progetto a lungo termine e le non poche problematiche sulla sua sostenibilità economica e ambientale, tutte questioni che non sono mai mancate dalla sua presentazione, ma che ora, in vista di grandi eventi come l’Expo 2030 e i Mondiali di calcio del 2034 a Riyadh, si sono fatte più insistenti.

The Line è, indubbiamente, una delle iniziative più audaci e innovative del XXI secolo ma, sostanzialmente, solleva una domanda fondamentale: i benefici supereranno mai i costi?

Da un lato, il progetto potrebbe rappresentare un modello rivoluzionario per l’urbanizzazione del futuro, offrendo soluzioni innovative a problemi come il sovraffollamento, le emissioni di carbonio e l’efficienza energetica. Dall’altro, le enormi risorse necessarie e le importanti questioni etiche e ambientali, fanno sorgere forti dubbi sulla sua realizzabilità, tanto che, anche se Neom fosse portato a termine nella sua totalità, rischierebbe di rimanere l’unico “esemplare” al mondo.

Momento “retorica”…solo un po’.

Personalmente, quello che più mi “spaventa” è la consapevolezza che tutto questo, fondamentalmente, nel bene e nel male, è nelle mani di una sola persona: Mohammed bin Salman.

Comitati ambientali, associazioni per i diritti, gruppi finanziari, ministeri governativi, sono poco più di una targhetta posta alla porta dei rispettivi uffici, biglietti da visita, tuttalpiù, righe riempitive su email di convenienza.

Quindi, sarà sufficiente (e saggio), per il resto del mondo, limitarsi a sperare che, sui piatti di una metaforica bilancia, la sensibilità e il senso di responsabilità di Sua Maestà abbiano la meglio sulle sue ossessioni, il suo egocentrismo, la sua avidità?

Ai posteri eccetera eccetera…

By O. D. B.

Fonti:

https://www.wsj.com/articles/inside-saudi-arabias-plan-to-build-a-skyscraper-that-stretches-for-75-miles-11658581201

https://www.neom.com/en-us/regions/theline

https://en.wikipedia.org/wiki/The_Line,_Saudi_Arabiahttps://www.bloomberg.com/news/articles/2024-04-05/saudis-scale-back-ambition-for-1-5-trillion-desert-project-neom

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