Star Noia War – una guerra nata per Noia
COMINCIAMO: STORIE.
Esistiamo in un infinito conglomerato di stelle e buchi neri, di pianeti e ammassi gassosi, di materia ed energia matematicamente certe ma, a noi così sfuggenti, da definirle “oscura”.
In questa città troppo grande per essere concepita, in un quartiere troppo piccolo per essere immaginato, viviamo quasi sempre esistenze così marginali che, per ritrovare una sorta di “centro di gravità…” almeno provvisoriamente soddisfacente, abbiamo bisogno di storie. Storie, vere o immaginarie, di grandi eroi ed altrettanto grandi antagonisti, che danno vita ad epiche battaglie, amori immortali composti dalla stessa sostanza di cui sono fatti sogni e passioni, bisogni che danno vita a epici trionfi o tragici fallimenti.
Da Achille contro Memnone a Harry Potter contro Voldemort, da Giulietta e Romeo a Jay Gatsby e Daisy Fay Buchanan, dal genio creativo totale di Leonardo da Vinci a quello visionario di Philip K. Dick.
Dalle ballate intorno al fuoco alle immagini in 3D, dai soldati armati di lance e scudi ai salti nell’iper-spazio.
In ogni epoca, in ogni dove, l’uomo ha bisogno di storie.
“Non sei fregato veramente, finché hai una buona storia e qualcuno a cui raccontarla!”
Signore, signori e fluid gender di ogni dove il viaggio comincia…
“Tanto tempo fa in una galassia lontana, lontana…”
“STAR WARS”
Chi avrebbe mai detto che quel brutto incidente a Modesto in California, a bordo della sua Fiat Bianchina in quel caldo e noioso pomeriggio del 12 giugno 1962, durante una gara di hot rod, avrebbe segnato l’inizio di un fenomeno globale di tale portata da accendere l’immaginazione di 2 intere generazioni!
Nei 4 mesi di convalescenza bloccato a letto che ne seguirono, un diciottenne George Lucas, fagocitato da una noia assoluta, capì che forse la velocità non faceva per lui e probabilmente, in quella piccola 2 cilindri, ormai ridotta ad un ammasso di lamiere contorte che riusciva a vedere dalla finestra della sua camera, immaginava già…un rottame diverso. Un rottame capace di fare “…la rotta di Kessel in meno di 12 parsec!”.
Un inizio fatto di risme di fogli, taccuini, matite e passione. Una passione smodata per…qualunque cosa: dalla narrativa della letteratura classica ai fumetti, dai radiodrammi ai serial di Flash Gordon, dai classici del cinema muto americano alla cultura e la filmografia giapponese. Da lì e agli anni a venire, Lucas attingerà da ognuna di quelle fonti a piene mani, per dar vita al suo amore profondo per il cinema e in particolare nello sviluppo di Star Wars. La stesura di quella che diventerà una delle saghe più amate di sempre, è da considerarsi come il distillato perfetto ottenuto dalla selezione di una moltitudine di vitigni tanto diversi quanto pregiati. E pensare che in un’intervista a Filmmakers Newsletter nel 1974, Lucas confesserà:
“Non ho un talento naturale per la scrittura. Quando mi siedo è come se versassi sangue sulla pagina, ed è veramente orribile.”
Col passare del tempo, nella mente del giovane Lucas, la storia diventa chiara come il cristallo e ricca come un mosaico prezioso, ma come la storia ci insegna, la vita di un genio visionario spesso è lastricata da solitudine, fallimenti e umiliazioni.
Nonostante pochi anni prima avessero fondato assieme la casa di produzione American Zoetrope, Francis Ford Coppola, l’amico che riuscì a trovare quasi in toto i finanziamenti per il suo American Graffiti (1973), definisce la sceneggiatura “…uno schifo”. Brian de Palma non fu da meno apostrofandola come “…il peggior film mai scritto…”. Ma poi finisce nelle mani di un giovane e promettente regista: Steven Spielberg.
Spielberg pare talmente convinto da ciò che ha letto da spingersi in quello che per molti all’epoca fu un “folle azzardo”: aiutare Lucas con una scommessa. Uno scambio di royalty: il 3% del nuovo progetto ancora senza titolo di Lucas per il 3% di Incontri Ravvicinati del Terzo Tipo (1977), forte di 300.000.000$ di incasso nel mondo. Quella scommessa frutterà a Spielberg 40.000.000$! e a Lucas il numero di telefono di un compositore che, con appena un paio di note separate da un semitono, ha appena finito la colonna sonora del suo Lo Squalo (1975) e che gli varrà un Oscar: John Towner Williams. Ma tutto si presenta ancora in salita.
Han Solo non ha ancora un volto: Al Pacino, Kurt Russel, Nick Nolte, Jack Nicolson, Sylvester Stallone, John Travolta, Christopher Walken si sono tutti espressi con un sonoro NO!
Un pomeriggio George è al telefono con Steven ed entrambi stanno facendo la stessa cosa: scorrono foto su foto in cerca del loro Han. Spielberg si lamenta per tutto quel rumore che sente all’apparecchio. Lucas sta facendo dei lavori di ristrutturazione a casa ed è circondato da carpentieri. Tra questi c’è anche un suo amico, un ragazzo con un bel sorriso, brillante, sempre di buon umore, ha già lavorato nel suo American Graffiti, ma visto che la vita a Hollywood è cara e ha una famiglia con 2 figli da mantenere, alterna ruoli minori per la tv con la falegnameria. Si chiama Harrison Ford e quando gli urla di fare meno casino, come tutta risposta se lo vede arrivare a petto nudo, sudato, con la cintura degli attrezzi (…che ricorda un po’ quella del blaster nel film, pensa!) e il suo solito sorriso strafottente. George ha un flash: “Stephen! Credo di averlo trovato!”.
Per il ruolo di Leila Organa vennero provinate Amy Irving, Cindy Williams e una giovanissima Jodie Foster (tenuta come riserva) e Carrie Fisher. Carrie aveva già attirato l’attenzione di George Lucas con la sua prima apparizione cinematografica in Shampoo (1975). Nonostante i suoi “problemi di dipendenza”, Lucas ha sempre difeso la sua scelta senza averne mai a pentirsene, ammettendo che senza di lei e il suo apporto nella stesura dei dialoghi, Star Wars sarebbe stato probabilmente molto diverso e sicuramente molto più “povero”. Una ragazzina testarda, eccentrica a dir poco, ma dotata di grande creatività ed intelligenza.
Per le vesti di Obi-wan Kenobi, Lucas si impegnò non poco per avere il grande Sir Alec Guinness. Guinness ricevette il copione mentre si trovava sul set di Invito a cena con delitto (1976), e nonostante George Lucas gli avesse già presentato la sua creatura descrivendone trama, scene e locations, l’attore 63enne era perplesso (esplicativa è una sua intervista al celebre programma britannico Parkinson Show), ma accettò fondamentalmente per due motivi: la sua ammirazione per quel giovane regista che aveva imparato ad apprezzare col suo American Graffiti, ma soprattutto, nonostante le molte perplessità in merito alla trama e il disprezzo per quei dialoghi a tratti scialbi e incomprensibili (opinione comune tra i più all’epoca), ne aveva intuito il grande potenziale, soprattutto (da buon scozzese) pensando ai botteghini…
In una trattativa non facile, Alec Guinness riuscì a far raddoppiare il suo compenso portandolo a 150 mila dollari e in più chiese il 2% dei profitti del film. Nonostante quest’ultima mossa lo avrebbe reso molto ricco, negli anni a venire non nascose mai il suo “Odio (per) quel ruolo e quel film”. Guiness non sopportò mai l’idea “…che la sua carriera precedente e futura fossero ridotte a satellite che ruota attorno all’enorme successo di Star Wars.” (Cristiano Sanna Martini da Tiscali 29/05/2022).
Nel frattempo, un giovanissimo Robert Englund (avete presente Freddy Krueger nella saga di Nightmare?) ha appena partecipato ad una deludente audizione per il ruolo di Han Solo e rientrando a casa, di fronte alla porta del suo appartamento, vede un paio di stivali da cowboy. Sono del suo amico Mark Hamill. Mark sta girando una serie dall’altra parte della strada (La Famiglia Bradford) e appena può si parcheggia sul suo divano per vedere il Mary Tyler Moore Show. Robert gli racconta la sua giornata di merda trascorsa a fare un provino per un personaggio assurdo su uno script ancora più assurdo per George Lucas “…quello di American Graffiti! …figurati che c’è persino una specie di principe dello spazio! …credo che sarebbe perfetto per te!”. Lì per lì se la ridono e aprono un’altra birra, ma un’ora dopo Mark chiama il suo agente…Luke Skywalker c’è!
Le difficoltà di pre e post-produzione furono innumerevoli e intricate, l’aria che si respirava sul set era a dir poco surreale: tutti, dal cast al personale, si prendevano libertà impensabili su un qualsiasi altro set “rispettabile”, credevano di essere coinvolti in una montagna di stupidaggini, in un film di serie B destinato a tramutarsi in un flop assoluto. I membri della troupe deridevano gli attori e gli attori facevano altrettanto col regista…ma questa è un’altra storia…
21 Ottobre 1977
Nasce il primo capitolo (il 4° per lo schermo) di una lunga, lunga storia, una di quelle storie che vale la pena raccontare.
Una di quelle storie che qualcuno vorrà sempre ascoltare.
Felice Notte a tutti…e che la Forza sia con voi.
O. D. B.