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IL RITORNO DEL PAGANESIMO

Ospite di Mario Caligiuri è Antonio Tombolini

Antonio Tombolini, professore della Facoltà di Teologia di Lugano. Docente di Lingua latina nell’Università della Svizzera Italiana, insegna Latinità canonica nella Facoltà di Teologia di Lugano, dove svolge anche un lavoro di coordinamento editoriale; conta una lunga attività come traduttore, revisore e redattore nel campo della saggistica. Ha pubblicato, accanto a edizioni italiane commentate di autori medievali (tra le più recenti: Eadmero, “Historia Novorum in Anglia”, Milano 2009; Walter Daniel, “Vita di Aelredo di Rievaulx”, Milano 2012; Cassiodoro, “De anima”, Milano 2013), una cinquantina di traduzioni in campo teologico (tra cui opere di H. de Lubac, J. Leclercq, H.-I. Marrou, J. Verger, J. Ries, J.M. Bergoglio) nonché storico e agiografico (R. Pernoud, L. Moulin, R. Oursel)

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Tombolini ha esposto i contenuti del testo, da lui stesso tradotto,La fine della cristianità e il ritorno del paganesimo”, edito in Italia da Cantagalli.

Il titolo originale è La fin de la chrétienté: L’inversion normative et le nouveau âge di Chantal DelSol o Chantal Millon-DelSol, filosofa, saggista, scrittrice e accademica francese.

Il professore ha introdotto il pensiero dell’autrice secondo cui negli ultimi duecento anni la civiltà cristiana, iniziata sedici secoli fa, è stata soppiantata definitivamente da processi di inversione normativa, giuridica e ontologica.

I primi hanno trasformato i disvalori della cultura cristiana in valori, come il divorzio, l’aborto e l’eutanasia, mentre i secondi hanno modificato le concezioni di uomo e donna in altro da sé.

La tesi di Chantal Delsol, osserva Tombolini, è che «si può reagire a questa agonia con nuovi eroi della forza cristiana. Sono gli eroi della pazienza e dell’attenzione, dell’amore umile, della quotidianità, dell’indulgenza, della equanimità. Eroi proprio perché non si vantano, ma portano tutto dentro, suscitando così e solo così il desiderio di somigliare». 

«Non è più l’eroismo del cristiano “ideologico”– commenta Tombolini – che scende nelle piazze per gridare e rivendicare il proprio potere, più o meno ideale, ma l’immagine di un testimone silenzioso che nelle conclusioni della Delsol somiglia proprio a un “agente segreto di Dio”».

Il professore ha quindi argomentato il collegamento tra il metodo di conoscenza dell’“agente segreto di Dio”e quello dell’intelligence.

«L’azione dell’“agente segreto [di Dio]” – ha sostenuto – presuppone che l’obiettivo dell’intelligence sia anche “leggere dentro, in profondità”.

La “ragionevolezza”, per Tombolini, è «un processo cognitivo, che attiene ad un metodo di conoscenza della realtà, simile a quello adottato dal testimone segreto di Dio della Delsol».

Tale metodo non ha a che fare con una formazione dottrinale, ma con un modo di agire che, orientato dalla ragione, diviene ragionevole perché ha dei motivi adeguati.

“L’agente segreto di Dio”, attraverso la testimonianza silenziosa, ottiene una conoscenza della realtà oltre le apparenze, potendo quindi agire secondo motivi adeguati.

Questi motivi adeguati sono quelli che portarono i monaci di Tibhirine, citati dalla Delsol, a sostenere che, nella testimonianza silenziosa,«noi ci lasciamo uccidere dai ribelli algerini perché siamo cattolici».

Si può pensare di essere in presenza di persone irrazionali, mentre, spiega Tombolini, «è proprio questo il modo di dimostrare di avere utilizzato la vita in modo ragionevole, perché si è affermato un motivo adeguato per perderla, offrendo una testimonianza “silenziosa”».

Per il teologo, questo approccio alla conoscenza della “testimonianza silenziosa” si applica anche al lavoro di uno scienziato o di un operatore di intelligence, specie per quanto riguarda il metodo della raccolta delle informazioni, permettendo così di cogliere la realtà per quella che è.

Argomenta:«Newton, ad esempio, scoprì la legge di gravità osservando semplicemente la caduta di una mela. L’approccio fondato sull’osservazione (più che sul ragionamento) si avvale di un pensiero veloce ed intuitivo che consente di superare, anche se non di fare a meno, degli stessi metodi scientifici, filosofici, matematici che offrono conoscenze necessarie ma non sufficienti per la comprensione della realtà, fornendo evidenze che sfuggono ai suddetti metodi».

Inoltre–continua–questo approccio, andando oltre le apparenze, consente anche di superare i relativismi del nuovo paganesimo, perché permette di riconoscere «i segnali che la natura stessa ci offre per discernere un tipo di certezza, che potremmo chiamare certezza morale, dove morale deriva dalla parola latina mos che vuol dire costume, consuetudine, che si osserva col tempo nella persona conosciuta».

Per questo motivo «chiunque può cogliere la realtà oltre le apparenze anche senza una formazione dottrinale o scientifica», conclude il professor Tombolini.

Io aggiungo che «il problema di fondo probabilmente rimane quello della contestualizzazione culturale, perché, come ben spiega René Guénon, negli ultimi secoli il progresso materiale non è stato in grado di compensare il regresso spirituale che ha investito l’umanità».

Ha poi paradossalmente proseguito che «forse oggi dovremmo pensare di calcolare il tempo non dalla nascita di Cristo ma dal 2007, quando è stato introdotto l’i-phone, che ha modificato per sempre la percezione della realtà. Processo anticipato, ma sotto un altro versante, da Samuel Huntington, uno dei tre autori del rapporto della Trilateral Commission sulla “Crisi della Democrazia”, quando definisce lo “scontro di civiltà”, basato su un conflitto culturale». Concludo dicendo che:

«La cultura è una visione del mondo e quello segnato dalla presenza di internet sarà sempre molto più diverso di quello che finora abbiamo conosciuto».

Mario Caligiuri

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